CRONACA, LETTERARIA E NON, DELL'ANDAR PER MARE







domenica 18 aprile 2010

Addii


Si scorgeva, nella rada, il Cashmere ancorato, il quale, non dovendo partire prima di mezzogiorno, non faceva ancora alcuna manovra per alzare le vele.
Deruchette e Ebenezer erano in piedi una di fronte all'altro, gli occhi negli occhi. Si tenevano le mani. Deruchette parlava, Ebenezer taceva. Una lacrima spuntata e fermatasi tra le sue ciglia esitava e non cadeva.
Non c'e' cosa piu' desolante che dover cedere sotto i colpi dell'ignoto. Le catastrofi e le felicita' entrano ed escono come persone inattese. Esse hanno la loro legge, la loro orbita, la loro gravitazione al di fuori dell'uomo.
Ebenezer le prese la testa fra le mani. Lui le toccava i capelli con una precauzione religiosa. Fisso' su di lei lo sguardo per alcuni istanti; poi le depose sulla fronte uno di quei baci sotto i quali sembra che debba spuntare una stella, e, con un accento nel quale vibrava l'ansia suprema e in cui si sentiva lo strazio dell'anima, le disse la parola delle profondita': "Addio".
....
Lo sloop fuggiva verso settentrione. Giunse in alto mare. L'occhio di Gillat rimaneva fisso, senza mai staccarsi dallo sloop lontano. Quell'occhio fisso non somigliava a nulla di cio' che si puo' vedere sulla terra. In quella pupilla tragica e calma c'era un che d'inesprimibile. La fuga di una stella dev'essere seguita da sguardi simili a quello.
Il Cashmere, divenuto impercettibile, era, ormai una macchia confusa con la nebbia.
(Victor Hugo, I lavoratori del mare)

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