CRONACA, LETTERARIA E NON, DELL'ANDAR PER MARE







domenica 16 maggio 2010

Lezioni silenziose


Nicola mi ha insegnato a pescare. La barca non era sua, era di zio, il mio. Nicola mi ha insegnato il mare senza dire: si fa cosi'. Faceva il cosi' e il cosi' era giusto, non solo preciso ma bello da vedere, mai di fretta. Il cosi' di Nicola aveva l'andatura delle onde, i suoi gesti facevano una rima che imparavo ad intendere. Tagliava il totano a pezzi lunghi un'unghia, un taglio e uno striscio di piatto di lama per allontanarli, andava secondo un suo ritmo assorto, uguale. I pezzi tagliati si seccavano al sole durante il viaggio verso il largo. Immorsava le esche al centro, coprendo l'amo fino all'attaccatura del nylon. E dopo la cattura, dalla bocca del pesce, dalla gola, ricuperava l'esca, la riusava. E quasi senza occhi, le mani andavano da sole. Lui poteva guardare altrove, il lontano o niente, lasciando le mani fare da sole. Quella era l'opera, il davanti, mentre il resto del corpo era solo un sostegno di pazienza.
(Erri De Luca, Tu, mio)

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