Mario non l’avrebbe mai ammesso, ma se restava con loro era soprattutto per quello, per quel privilegio che è dato ai pescatori soltanto, e solo ad alcuni di essi, di vivere sempre in balia di quella canzone, di quell’invito d’incanto che sale dall’acqua e che il mare non riesce a coprire; sussurra di te, senza faccia, vicino, e ogni volta, girando lo sguardo, ti costringe a ridire ‘Chi è?’, ma sottovoce, per la vergogna che i compagni vicini possano riuscire a sentire che parli col niente. O col mare.
(Roberto Gabellini, Quegli strani uomini che vivono tra l’infinito e il sussurro del mare)
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