CRONACA, LETTERARIA E NON, DELL'ANDAR PER MARE







giovedì 9 maggio 2013

Fascino



Non c'è persona, per quanto ottusa, che possa veder questo spettacolo ora per ora durante lunghi giorni, senza rimaner colpita, e siccome Harvey era tutt'altro che ottuso, finì per comprendere e godere profondamente il fascino dell'aspro coro delle onde le cui cime si frangono l'una dietro l'altra in un susseguirsi incessante di colpi secchi come uno schianto; la fretta del vento che si precipita fischiando entro ogni spazio vuoto, e aduna in greggi le ombre azzurre e porporine delle nuvole; lo splendido levarsi del sole nell'aurora di fiamma; il ripiegarsi e il graduale scomparire delle brume mattinali, come muraglie che si ritirino l'una dietro l'altra sulla bianca distesa; lo scintillio salmastro e abbagliante del meriggio, il bacio della pioggia su miglia e miglia di acque piatte e senza vita; il freddoloso oscurarsi di ogni cosa al calar della sera, e l'infinito tremolio del mare sotto i raggi della luna, quando il bompresso puntava solennemente la cima aguzza contro le stelle basse dell'orizzonte e Harvey scendeva dal cuoco a farsi dare un tortello.
Ma il divertimento più grande era quando i due mozzi si mettevano insieme alla barra, con Tom Platt a portata di voce, e la goletta col fianco sottovento abbracciato alle onde fragorose, manteneva fermo sull'argano un piccolo arcobaleno casalingo. Allora i picchi gemevano contro l'albero, le scotte scricchiolavano, e le vele si empivano di muggiti, e la Wère Here scivolava in un avvallamento traballando come una donna che inciampi nel proprio abito di seta, per uscirne col fiocco bagnato fino a metà, cercando ansiosa gli alti fari gemelli di Thatcher Island.

(Rudyard Kipling, Capitani coraggiosi)

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