CRONACA, LETTERARIA E NON, DELL'ANDAR PER MARE







venerdì 5 aprile 2019

Asmalikoy (Marmara Adasi) - Heybeliada



Il Dufour è partito alle 5.45. Noi una mezz'ora dopo, proprio mentre il muezzin intonava il suo primo richiamo alla preghiera della giornata. Inutile dire che il vento soffia sempre da nord-est. Ci sono una quindicina di nodi e il mare è leggermente increspato. Lasciamo al traverso l'isolotto con il faro che si trova sulla punta orientale di Marmara Adasi che è già chiaro. Spegniamo le luci di via e mettiamo la prua in direzione delle Isole dei Principi. Il vento aumenta a 20 nodi e con lui anche l'onda che, come è spesso accaduto in questi giorni, diventa subito ripida e corta e quindi alquanto disagevole. Habibti, come al solito, si comporta benissimo. Ogni tanto, guardando le onde che si succedono a brevissimo intervallo tra loro, mi attendo che sbatta la prua sull'acqua. Invece no, la prua affonda come fosse un coltello nel burro. Solo ogni tanto non riesce ad evitarlo, ed allora ogni botta è una specie di colpo al cuore. Provo per un momento a cambiare rotta per cercare di risparmiarle lo sforzo, ma entrambi i bordi sono sfavorevoli. In queste condizioni la risalita non è per nulla agevole. Ci siamo allontanati di una ventina di miglia da Marmara Adasi quando incrociamo un peschereccio. Il mare continua a non essere tra i più puliti. Spero solo, poichè stiamo avanzando a motore, che l'elica non incappi nuovamente in qualche cosa. Con questo mare sarebbe impossibile immergersi in sicurezza sotto la chiglia. Verso mezzogiorno il vento quasi scompare e il mare diventa una tavola. Ci stiamo avvicinando ad Istanbul. Lo capisco dagli aerei che ci passano sopra la testa a bassa quota, uno dopo l'altro, a due-tre minuti di distanza l'uno dall'altro. Penso a tutte le volte che in atterraggio o decollo da Istanbul in questi ultimi anni guardavo questo tratto di mare pensando al giorno in cui lo avrei percorso a bordo di Habibti. Oggi quel momento è arrivato. Qualche nave diretta a Gemlik, un porto nel distretto sud-orientale di Bursa, incrocia la nostra rotta. Faccio in modo che ci sfilino a poppa. Rimango comunque sempre attento che sul canale 16 non arrivi qualche comunicazione da parte loro. Poi intravediamo, lontana, nella foschia, Imrali Adasi, un'isola che ospita delle installazioni militari e dalla quale occorre tenere una distanza di almeno 3 miglia. Man mano che ci avviciniamo ad Istanbul il cielo diventa sempre meno terso. E' l'effetto dello smog della grande metropoli dove vivono quasi 16 milioni di abitanti. All'orizzonte cominciano anche ad intravedersi le sagome dei grattacieli della sua periferia settentrionale. Poi, sempre più definite, quelle delle Isole dei Principi. Alle 17 siamo al traverso di Sivriada, poi Yassiada sulla quale ci sono delle orrende costruzioni. Il vento fa nuovamente la sua comparsa. A vele spiegate procediamo di bolina larga ad una buona velocità, nonostante una corrente di circa un nodo e mezzo che provoca un po' di scarroccio. Vediamo qualche barca a vela e un paio di cabinati a motore. Una di loro da fondo ridossandosi dietro a Burgazada. Noi invece proseguiamo fino all'isola successiva, Heybeliada, dando fondo a Cam Limani, una baia posta sulla sua costa meridionale. Vi troviamo due cabinati a motore a pacchetto. Noi gettiamo l'ancora nella parte orientale della baia, di fronte ad un molo, in 5 metri d'acqua. Dopo le 64 miglia odierne ci meritiamo un aperitivo. Ormai siamo arrivati. Ci restano poche miglia ad Istanbul, ma vogliamo arrivarci di giorno, con calma, per goderci appieno quel momento. Mia madre arriverà tra tre giorni e quindi domani possiamo starcene qui tranquilli assaporandoci la soddisfazione di aver raggiunto la meta che ci eravamo prefissi in questa parte del nostro viaggio.

(Giornale di bordo) 

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