CRONACA, LETTERARIA E NON, DELL'ANDAR PER MARE







sabato 13 aprile 2019

Istanbul



In questi giorni ci siamo dedicati alla visita di Istanbul. Città affascinante e caotica. Il nuovo aeroporto "Istanbul Havalimani" che dal 6 aprile ha sostituito il vecchio "Ataturk" dista circa 60 chilometri dalla città. Per raggiungerlo in auto ci è voluta un'oretta, ma per effettuare il percorso inverso, una volta recuperata mia madre, abbiamo impiegato 4 ore. Ancora non è stata costruita la metropolitana e nelle ore di punta si forma un serpentone di auto inverosimile. Più facile è spostarsi in città con i mezzi pubblici, in particolare se si vuole raggiungere la sponda europea da Kadikoy. Cosi' abbiamo fatto noi. Ogni mattina prendevamo prima un Dolmus, un pulmino che si ferma a richiesta e molto economico, o un taxi e poi il traghetto che da Eminonu porta fino a Galata. Qui, ottimo il "cortado", una via di mezzo tra un caffè e un cappuccino, con un tocco di cioccolato, che prendevamo da "Coffeetopia", un locale piccolo ed accogliente che si trova non lontano dal sottopassaggio di Galata e dove l'aroma di caffè ti avvolge non appena oltrepassi la porta di ingresso. Ci è piaciuto molto il Gran Bazar, dove abbiamo trascorso un intero pomeriggio a fare acquisti: dalle spezie ai caftani, che tanto piacciono a mia madre, ad altre cose piu' o meno utili. Interessanti le visite a Santa Sofia e Topkapi, anche se quel giorno non ha smesso un attimo di piovere. Deludente invece il pranzo in uno dei ristoranti di pesce sotto il ponte di Galata. Molto meglio la "Divan Brasserie", uno dei ristoranti del Marina dove abbiamo gustato degli ottimi piatti alla metà del prezzo. Tanto che oggi abbiamo replicato con un "brunch" prima di partire per l'aeroporto. Tutte le persone che abbiamo incontrato sono state gentili e disponibili. Un atteggiamento che mi è parso sincero. Un approccio che ho trovato più aperto e genuino rispetto a quello che generalmente si trova nelle nostre grandi metropoli. I turchi amano gli italiani. A volte alcuni ci hanno addirittura sorpreso. Come il tassista che, mentre sfrecciava nel traffico da una corsia all'altra, per dimostrare quanto amasse l'Italia ci ha intonato a squarciagola tutta "Roberta", la canzone di Peppino di Capri. Le strade pulite. Non una scritta sui muri. I marciapiedi tenuti impeccabilmente e delimitati da piccoli paracarri in pietra o in ghisa. La dignità del lustrascarpe che ha rimesso a nuovo un paio di stivaletti che avremmo voluto gettare. Ma anche la polizia dall'atteggiamento severo. Le gigantografie di chi attualmente è al potere appese ai muri, come si vedevano nei paesi oltrecortina prima della caduta del muro di Berlino. Bandiere rosse con la stella e la mezzaluna bianca ovunque. Tutte impeccabili, quelle piccole come quelle enormi che sventolano sui pennoni davanti ai palazzi pubblici e che quando c'è troppo vento vengono rimosse affinchè non si rovinino. Simbolo e orgoglio di una nazione. Una società composita, dove la ragazza con l'hijab e il soprabito lungo e scuro è seduta sul tram accanto a quella con i jeans attillati e le labbra e gli zigomi rifatti. Tutto ciò ci è sembrata Istanbul. Oggi si rientra, ma tra poco più di un paio di mesi saremo nuovamente qui pronti a ripartire.

(Giornale di bordo) 

Nessun commento:

Posta un commento