CRONACA, LETTERARIA E NON, DELL'ANDAR PER MARE







domenica 28 luglio 2019

Fenerbahce Marina - Guzelce Marina


Ci svegliamo verso le 8. A parte qualche nuvola, la giornata si presenta soleggiata e con un bel venticello da nord-est, un classico in questa stagione. Oggi abbiamo due alternative. La prima e' di dirigerci direttamente ad Asmalikoy, un piccolo porto che gia' conosciamo su Marmara Adasi. Sono un'ottantina di miglia e pertanto arriveremmo in tarda serata, probabilmente con il buio. La seconda, invece, e' di fare una tratta piu' breve, prendendocela con piu' calma, e raggiungere Guzelce, un piccolo paesino sulla costa settentrionale del Mar di Marmara dove alcuni anni fa hanno costruito un nuovo Marina. In questo caso le miglia sarebbero solo 25 e potremmo quindi partire con tutta calma. Optiamo per la seconda soluzione che ci consentira' anche di spezzare il tragitto fino a Marmara Adasi in due tappe piu' brevi. Al momento di lasciare la banchina mi accorgo che il "bow-thrust" non funziona correttamente. Al momento della nostra partenza ad aprile mi ero dimenticato di spegnere il contatto dell'elica di prua sul pannello dei servizi. Il risultato e' che ora il motorino dell'elica non da la solita spinta, rendendolo di fatto inutilizzabile. ll manuale delle istruzioni indica che questo inconveniente puo' essere provocato dall'ostruzione del canale dove e' installata l'elica, cosa che tenderei ad escludere avendo appena fatto pulire la carena, ovvero, dalle spazzole del motorino consumate. Una terza possibilita', infine, consiste nelle batterie dei servizi che potrebbero non essere piu' del tutto efficienti. Una eventualita' che spiegherebbe anche come mai al momento del nostro arrivo, dopo avere girato la chiave per accendere i vari contatti, non si era acceso nulla e solo dopo aver collegato il cavo dell'elettricita' in banchina la situazione era ritornata normale. Nel caso si trattasse delle batterie, dovendo per ragioni di spazio sostituirle con altrettante dello stesso modello, perderemmo un sacco di giorni tra l'ordinarle, attenderle e farle montare. Decido cosi' di affrontare la questione al momento del nostro arrivo a Cesme. D'altra parte, se fosse solo per il problema dell'elica di prua, la utilizzo talmente di rado che  il non poterne disporre per alcune settimane non e' grave. Ci spostiamo cosi' alla pompa del carburante per fare il pieno di gasolio e dopo un po' di attesa possiamo finalmente prendere il mare. E' domenica e fuori dal Marina ci sono diverse barche a vela che bordeggiano. Mentre stiamo alzando le vele veniamo affiancati da una di esse che vedendo la nostra bandiera ci chiede da che paese veniamo. Ho notato che sia nel Mar di Marmara che lungo la costa dell'Eolia pochi sono quelli che riconoscono la bandiera mercantile italiana. I piu' restano confusi dal fatto che in mezzo al tricolore vi sia lo stemma delle quattro repubbliche marinare e piu' di una volta ci e' capitato durante questa tappa di doverne spiegare il significato. Ma questo la dice anche lunga su quante poche barche italiane si spingano da queste parti. Attraversiamo a vela la larga "autostrada" dove viene canalizzato il traffico delle navi che scendono e risalgono il Bosforo. Nelle vicinanze dello Stretto si fanno evidenti gli effetti della corrente. Procediamo con un vento di 20 nodi al traverso. In questo tratto, a causa dell'intenso traffico di traghetti, petroliere e mercantili, l'aria e' piuttosto inquinata. Lasciamo sulla dritta il Marina di Atakoy. Poi per quasi un'ora facciamo lo slalom tra le navi alla fonda costeggiando la periferia settentrionale di Istanbul, sul lato europeo e caratterizzata da enormi grattacieli e palazzi stile "realismo socialista". Dopo un po' di miglia la costa diventa meno popolata lasciando spazio anche a brevi tratti di vegetazione. Nel pomeriggio il vento aumenta a 25 nodi. Le Isole dei Principi scompaiono progressivamente a poppa. Superiamo prima capo Yaselikoy, poi la profonda baia di Baba Burun che si apre subito dopo il faro di Degirmen Burun. Qui il vento al traverso alza un po' d'onda, ma anche se completamente invelata Habibti risulta molto equilibrata. Superiamo un First 31.7 che avanza con il solo genoa e una volta ridossati dietro al capo che precede il Guzelce Marina ammainiamo le vele. Prima di lasciare Istanbul avevamo contattato telefonicamente il Marina preannunciando il nostro arrivo in giornata e chiamiamo nuovamente una volta in prossimita' della diga foranea. All'ingresso ci si avvicina un gommone con un ormeggiatore dalla faccia simpatica e sorridente che ci indica dove dirigerci. Ormeggiamo di poppa accanto ad un Nauticat 52 battente bandiera maltese. A bordo al momento non c'e' nessuno. Mi colpisce che sulle crocette sono state installate quelle punte in ferro che impediscono agli uccelli di appoggiarvisi. L'armatore avra' certamente avuto le sue buone ragioni per metterle, ma sono veramente orrende a vedersi. L'acqua all'interno del Marina e' piuttosto sporca e quindi rinvio all'indomani il controllo che volevo fare al piede dell'elica. D'altra parte oggi il motore lo abbiamo utilizzato esclusivamente per uscire ed entrare in porto. Fa molto caldo e poiche' il sole e' ancora alto in cielo montiamo il tendalino. Il Marina e' tenuto bene e il personale e' particolarmente accogliente. Anche il costo e' irrisorio. Ci sono quasi 40 gradi, ma con Tania ed Elena decidiamo di andare ugualmente a visitare il paese retrostante. Marco, accaldato, ci aspettera' in barca. Lungo la salita che conduce dal Marina alla strada principale, seduti sotto alcuni alberi, ci sono alcune famiglie che stanno facendo un pic-nic all'ombra. Il posto, cosparso di rifiuti gettati un po' ovunque, non e' per nulla invitante, ma nessuno pare farci troppo caso. Anche il paese di Guzelce e' un po' scialbo. Pur trovandosi a pochi chilometri da Istanbul, la maggior parte delle donne porta l'hijab e gli uomini hanno l'aria piuttosto dimessa. Facciamo un po' di spesa al supermercato e compriamo qualche birra in un negozio limitrofo. Dobbiamo invece rinunciare ad acquistare le pastiglie per il mio mal di gola in quanto, essendo domenica, la farmacia e' chiusa. Il posto non ci invoglia ne' a sederci in un bar per bere qualcosa di fresco ne' tanto meno, la sera, a cenare nel ristorante che avevamo visto dal Marina. Ce ne torniamo invece in barca. Qui incontriamo i nostri vicini del Nauticat. Ci dicono che sono qui da alcuni giorni in quanto la moglie dell'armatore, entrambi maltesi, e' stata morsa ad un polpaccio da un cane randagio mentre stavano andando in bicicletta. L'hanno dovuta ricoverare in ospedale ed operare per chiudere la ferita. Povera!!!! Dovranno pertanto necessariamente restare qui ancora alcuni giorni, prima di ripartire verso l'Egeo. Al tramonto non ci resta che fare una doccia in pozzetto, cenare in barca e, visto che siamo tutti stanchi, andare a letto presto.

(Giornale di bordo)   

Nessun commento:

Posta un commento