CRONACA, LETTERARIA E NON, DELL'ANDAR PER MARE







lunedì 5 agosto 2019

Alibey Adasi - Poyraz Adasi


Vi sono giornate, come quella odierna, che trascorrono piacevolmente pur non facendo nulla di speciale. Poiche' le miglia che ci separano da Ayvalik, dove Marco ed Elena sbarcheranno, sono poche decidiamo di fermarci nell'arcipelago un altro giorno. Per ricaricare le batterie ci spostiamo a motore attraverso il passaggio che separa il piccolo isolotto di Kara Adasi da Poyraz Adasi, un'altra isola di piccole dimensioni quasi totalmente arida se si escludono alcuni alberi isolati il cui fusto e' visibilmente piegato dal vento, che in questa zona soffia prevalentemente dai quadranti settentrionali. E' quasi mezzogiorno quando arriviamo nelle prossimita' della baia che si trova sul lato meridionale di quest'ultima, segnalata sulla carta nautica come area d'ancoraggio. Purtroppo a quest'ora e' gia' affollata di barche e di caicchi, questi ultimi tutti con la musica a palla. Non e' cosa e quindi proseguiamo in direzione di Pinar Adasi, un'altra isoletta a circa un miglio piu' a sud. Questa, pur essendo limitrofa a Poyraz Adasi offre un'immagine diametralmente opposta tanto la vegetazione e' lussureggiante. Anche qui troviamo ancorati qualche caicco e qualche barca a vela. Per restarcene come al solito tranquilli decidiamo di dare fondo in un angoletto deserto di fronte alla costa meridionale di Alibey Adasi, l'isola maggiore dell'arcipelago. Il fondale e' coperto di alghe e non ha per nulla l'aria di essere buon tenitore. Tuttavia per trascorrervi la giornata va benissimo. In serata ci sposteremo in un ancoraggio piu'  adatto a trascorrervi la notte. Facciamo il bagno, pranziamo e ci dedichiamo alla lettura. Le ore trascorrono velocemente e ci ritroviamo quasi senza accorgercene all'ora del tramonto. E' anche questo uno degli aspetti positivi della vita in barca: una strana combinazione tra il rapido trascorrere del tempo e, contemporaneamente, una sua dilatazione, tanto che da un lato ho la sensazione che le ore della giornata volino via, dall'altro che anche un breve periodo trascorso per mare mi pare molto piu' lungo di quello che e' in realta'. L'arrivo di un caicco con la musica a tutto volume che da fondo poco lontano da noi, probabilmente per far fare un ultimo bagno ai turisti prima di ricondurli ad Ayvalik, ci riporta alla realta' e ci induce a spostarci in un'altra baia per la notte. A parte l'affollamento che avevamo visto questa mattinata, mi era piaciuta quella antistante Poyaz Adasi. La raggiungiamo in una mezz'oretta, poco prima che il sole scompaia dietro all'orizzonte. Quando arriviamo non c'e' piu' nessuno e diamo fondo in 5 metri d'acqua distendendo su un fodale di sabbia una cinquantina di metri di catena. Durante la notte e' previsto che il vento rinforzi e voglio dormire tranquillo. Prima che scenda completamente il buio ci sediamo a prua per goderci ancora un poco la bellezza quanto ci circonda. L'isola ha l'aria di essere deserta, invece ad un certo punto sentiamo distintamente il suono di alcuni campanelli provenire dalla collina antistante. Aguzziamo la vista e dopo un po', poco sotto il crinale, individuiamo un gruppetto di capre che si spostano lentamente brucando l'erba secca che hanno intorno. A guardare bene, sempre sulla collina, distinguiamo anche un piccolo stazzo in pietra che probabilmente funge loro da ovile. Mentre seguiamo con lo sguardo le caprette nella baia arriva un piccolo catamarano che grazie al suo pescaggio ridotto si avvicina quasi a lambire la spiaggia dando fondo. Appena il sole scompare l'aria diventa subito piu' fresca tanto che, essendo anche aumentato il vento, decidiamo di rintanarci sottocoperta per cena.

(Giornale di bordo) 

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