CRONACA, LETTERARIA E NON, DELL'ANDAR PER MARE







giovedì 8 agosto 2019

Ayvalik - Bademli


Marco ed Elena oggi sbarcano. Come era previsto, termina  qui la loro crociera annuale in nostra compagnia. Una piacevole tradizione che ormai sembra consolidarsi di anno in anno. Ci salutiamo sul piazzale del Marina alle 8,30, quando arriva il taxi che avevano prenotato e che li porterà all'aeroporto di Smirne. Come al solito, siamo stati benissimo insieme e ci dispiace vederli allontanarsi mentre ci salutano con la mano da dietro il lunotto posteriore dell'auto. Alle 9 arriva l'impiegata dell'autonoleggio alla quale restituiamo la Renault "polmone", come l'abbiamo ribattezzata. Sulla banchina scambiamo due parole con i nostri vicini, una coppia fiamminga a bordo di un Delphia 40 con bandiera belga, ma nome italiano: "Tricolore". Lui infatti è di origine italiana, ma a parte "buongiorno", nella nostra lingua non sa dire molto di più. Comunichiamo in francese e mi chiede qualche informazione sui porti della Sicilia. Poi mi dice che è loro intenzione, dopo una breve risalita ad Istanbul, fare il giro del mondo, ma non seguendo l'usuale rotta dalle Canarie ai Caraibi, Panama e così via, ma passando dal Canale di Suez e proseguendo verso est. Accenno al fatto che transitare oggi nelle vicinanze dello Yemen e delle coste somale non mi pare molto prudente, oltre a far presente che navigare in questo senso mi pare più complicato. In tutta risposta il mio interlocutore mi dice: "Si, ma noi siamo abituati a stare in rada". Che cosa centri questo non lo so, ma gli auguro comunque buon vento. Riassettata la barca, lasciamo il Marina e ripercorriamo il canale delimitato da boe. Ci segue un'altra barca a vela che, una volta fuori dal canale, si dirigerà verso le isole dell'antistante arcipelago. Noi, invece, puntiamo verso ovest in direzione del capo settentrionale di Ciplak Adasi che lasciamo sulla sinistra. Una volta nel tratto di mare tra la Turchia e Lesbo chiudiamo il genoa e montiamo il gennaker. A vele spiegate seguiamo una rotta che ci consenta di avere il vento al gran lasco. Avanziamo tra i 4 e 5 nodi di velocita' in direzione sud-ovest. La rotta non è l'ideale visto che ci allontaniamo dalla costa turca che in questo tratto piega a sud-est, ma la navigazione è talmente gradevole che procediamo così per gran parte del pomeriggio. Incrociamo una nave militare turca e due barche a vela che risalgono a motore. La costa di Lesbo si avvicina sempre di più. Verso le 15 lasciamo Mitilene a dritta. Siamo talmente vicini alla costa greca che distinguiamo chiaramente il suo porto, non un granchè, da quello che ho letto. Avanziamo con rotta invariata per un'altra mezz'ora, osservando una barca a vela che naviga sotto costa nella nostra stessa direzione. Infine, quando siamo al traverso della baia di Bademli, posta sulla costa turca e che costituisce la nostra destinazione odierna, viriamo. Ora il vento è al traverso e attraversiamo, sempre a vela, tutto il canale che ci separa dalla meta. Abbiamo sicuramente allungato il tragitto che sarebbe stato di circa 25 miglia se ci fossimo tenuti in prossimità della costa turca, ma non avendo nessuna fretta ne è valsa la pena. A circa mezzo miglio a nord dall'ingresso dalla baia di Bademli Limani è segnalata una secca, chiaramente visibile di giorno. Gli scogli che la costituiscono e che emergono dall'acqua, utilizzando un po' di fantasia, hanno la forma di un ranocchio acquattato. Dopo un altro mezzo miglio lasciamo i due isolotti di Garip Adalari e Kalem Adasi a dritta. Giampaolo di "Yakamoz", con il quale di tanto in tanto siamo in contatto e che conosce bene la zona, mi dice che su entrambi vi vivono molti conigli selvatici. Noi notiamo solo molte barche alla fonda nel tratto di mare tra le due isole, ben ridossato dal vento odierno, e, sulla prima, una serie di costruzioni ben integrate nell'ambiente naturale circostante. Avvicinandoci a Bademli Limani la profondità si riduce a 7-8 metri. Prima di dare fondo facciamo il solito giro di ispezione e avvicinandoci al piccolo promontorio che si trova sulla nostra sinistra i metri si riducono improvvisamente a meno di 3. Inserisco rapidamente la retromarcia e diamo fondo in mezzo alla baia. Mentre stiamo mettendo il copri randa ci si avvicina una piccola barca a vela con lo scafo giallo e battente bandiera olandese. A bordo vi sono due attempati signori, che hanno l'aria di essere marito e moglie. Passandoci accanto ci salutano e lui, con un sorriso, commenta: "A nice Swedish yacht!". Il che fa sempre piacere. Daranno fondo poco lontano da noi. Non hanno il verricello e la signora, che è a prua, cala a mano catena e tessile. Al tramonto, tutte le barche che avevamo visto alla fonda nella piccola baia tra le due isolette summenzionate rientrano nel porticciolo che è alle nostre spalle e che ho preferito evitare a causa dei bassi fondali del suo ingresso. Credo di aver preso la giusta decisione in quanto una barca a vela carica di gente, evidentemente turisti in gita giornaliera, che sta rientrando in porto si insabbia poco lontano da una boa di segnalazione. Dovrà venire un gommone per disincagliarla. Al tramonto il luogo è veramente incantevole. Sceso il buio, oltre alla luce di fonda, sul boma aggiungo una luce stroboscopica. Il luogo dove siamo ancorati, benchè non vicino all'ingresso del porticciolo, risulta comunque essere sulla sua direttrice di entrata e di uscita, quindi non vorrei che qualche pescatore distratto che dovesse uscire di notte finisca con il non vederci e piombarci addosso. Vedo che la stessa cosa fanno gli olandesi che ci sono accanto. Ceniamo in pozzetto. Per incrementare la poca luce prodotta dalle nostre candele accendo la piccola lampada ad olio della Stelton che ho comprato lo scorso anno. Purtroppo si rivela poco efficace, e inoltre tende a spegnersi. Un po' una delusione, visto che mi è costata quasi 100 euro. A parte questa constatazione, ci godiamo comunque la serata.

(Giornale di bordo)  

Nessun commento:

Posta un commento