CRONACA, LETTERARIA E NON, DELL'ANDAR PER MARE







mercoledì 7 agosto 2019

Pergamo


Alle 9, puntuale, una ragazza dell'autonoleggio ci porta la macchina che abbiamo affittato: una Renault Capture arancione e nera con pochissimi chilometri e che, in salita, si rivelerà essere un vero "polmone". Lasciamo Ayvalik e imbocchiamo la superstrada in direzione Izmir fermandoci a fare benzina. Dopo una trentina di chilometri seguiamo le indicazioni verso Bergama, la cittadina che oggi si trova ai piedi della collina su cui sorge l'antica città di Pergamo, nostra meta odierna. Giunti a Bergama percorriamo la via principale dove si trovano il municipio, la stazione della polizia, un paio di moschee e una serie di negozi e ristoranti con i tavoli all'aperto sotto invitanti pergolati all'ombra. Anche oggi fa molto caldo e fortunatamente il sito archeologico che intendiamo visitare è posto su una collina dove soffia una leggera brezza. La cabinovia che conduce all'area dove si trova la biglietteria per accedervi è ferma. Si metterà in funzione solo un paio d'ore più tardi, quando noi avremo già raggiunto l'entrata del sito in macchina, che parcheggiamo all'ombra di un albero. La strada che percorriamo nel primo tratto è davvero molto stretta e ripida, poi nella parte in cui essa costeggia il pendio la pendenza diminuisce, fino ad arrivare alla sommità della collina dalla quale si gode un panorama aereo sulla sottostante cittadina, sulla limitrofa ampia vallata e su un lago artificiale con la sua diga. Superate le classiche bancarelle di souvenir che si trovano accanto ad ogni sito turistico, compriamo i biglietti d'ingresso ed iniziamo la nostra visita. Seguiamo il percorso segnalato con delle evidenti frecce blu che in leggera salita ci porta fino all'ampio piazzale dove si trovano le colonne del tempio di Traiano, che, insieme all'anfiteatro, sono i due monumenti che piu' ci hanno impressionato. Lungo l'itinerario sono posti alcuni cartelli esplicativi scritti in diverse lingue che, oltre a raccontare la storia della città, descrivono di volta in volta i vari monumenti limitrofi. Ecco allora riaffacciarsi qualche lontana rimembranza scolastica. Pergamo, in età ellenistica fu a lungo capitale dell'omonimo regno che, per fama, fu considerato da molti quasi pari ad Atene. Divenne poi romana e risulta essere anche citata nell'Apocalisse di Giovanni come una delle sette chiese dell'Asia. Secondo alcune fonti, Alessandro Magno, che davvero nei suoi 24 anni di vita sembra davvero essere stato ovunque nel mondo allora conosciuto, pare avesse scelto la sua acropoli per nascondervi il suo tesoro. Il declino della città seguì quello dell'Impero romano. In età bizantina fu sede di un vescovado, poi fu saccheggiata dagli arabi. Successivamente essa fu presa dagli Ottomani. I resti del sito archeologico furono scavati a partire dal 1873 da un archeologo tedesco, Carl Human. L'accordo fatto con il governo turco prevedeva che Human potesse portare in Germania metà delle opere scoperte, mentre l'altra metà doveva restare in Turchia. E fu così che egli riuscì a portare a Berlino il fregio che circondava la base del tempio di Pergamo, lungo ben 170 metri. La base soprastante che vediamo oggi è infatti una ricostruzione dell'originale. Camminiamo, rinfrescati da un leggero venticello, tra le rovine dei diversi templi: quelli di Atena, di Asclepio e di Zeus. Ci soffermiamo anche a leggere l'affascinante descrizione di come la città fosse rifornita d'acqua da un acquedotto lungo più di cinquanta chilometri. Poi ci sediamo all'ombra nella parte superiore dell'anfiteatro che raggiungiamo attraverso uno stretto passaggio. Le sue scalinate sono davvero ripide e si affacciano sulla sottostante vallata in fondo alla quale scorre un ruscello. Secondo gli storici esso riusciva ad ospitare quasi 15.000 spettatori. Nel frattempo si sono fatte le 13 e il caldo comincia a farsi sentire. Decidiamo allora di scendere a Bergama per pranzo. Mentre ci avviamo incontriamo un gruppo di turisti italiani, dall'accento di Milano o dintorni. Trovato con un po' di fortuna un parcheggio, ci sediamo sotto il pergolato di uno dei ristoranti che avevamo notato al nostro arrivo. Poi, dopo pranzo, facciamo due passi verso il bazar. Ne approfitto per cercare del tabacco da rollare, ma senza successo. Ma non c'era il famoso detto: "fumare come un turco?" Ora fa veramente caldo e nella nostra passeggiata cerchiamo di sfruttare ogni angolo d'ombra che troviamo lungo il marciapiede. Il ritorno ad Ayvalik lo facciamo percorrendo una strada interna che si snoda in salita tra montagne e boschi in direzione di Yukaribey Bucagi. Man mano che l'altitudine aumenta, notiamo che nelle diverse piazzole ai suoi lati vi sono numerose fontanelle dove scorre dell'acqua che ha l'aria di essere freschissima, tanto che in alcune di esse vi è della gente intenta a riempire grandi taniche. Raggiunto, dopo una lunga serie di curve, il punto sommitale, la strada comincia a ridiscendere con lunghi rettilinei che ci portano, dopo qualche decina di chilometri, a ricongiungerci con la superstrada presa al mattino in prossimità di Ayvalik. E' ancora presto e decidiamo di visitare Alibey Adasi, l'isola che già conosciamo dal mare e che è unita alla terra ferma da un ponte. Il paese di Alibey, dove si trova anche un piccolo porto con alcuni pescherecci e un paio di barche a vela ormeggiate, è affollatto. Preferiamo allora spostarci verso l'Ayvalik Adalari Tabiat Park, una riserva naturale alla quale si accede lungo una strada sterrata. Essa ci porta verso la parte settentrionale dell'isola, proprio nella baia in cui intendevamo originariamente dare fondo alcuni giorni fa e che invece non avevamo raggiunto per il vento contrario eccessivo. Qui ci sono diversi bagnanti, alcuni sulle spiagge libere, con i loro ombrelloni e sedie sdraio al seguito, altri più comodamente seduti in alcuni stabilimenti balneari che si trovano poco più a nord. Noi ci fermiamo in uno di questi sedendoci su una terrazza prospiciente il mare. E' un locale alla moda, con musica "lounge" e una clientela dall'aria decisamente occidentale, tranne un paio di ragazze piuttosto giovani che fanno il bagno con il velo in testa e indossando un "burkini". Nessuno sembra farci troppo caso. Trascorriamo lì il resto del pomeriggio sorseggiando chi una limonata chi una birra fresca. Ritornati al Marina e fatta una doccia ceniamo da "Bloom", il bar-ristorante in cui eravamo già stati ieri e dove ci accolgono con un sorriso. Qui, noto uno degli avventori che si sta rollando una sigaretta e, poichè il tabacco che mi era rimasto è finito da un pezzo, non resisto e gli chiedo se posso rollarmi una sigaretta approfittando del suo. Gentilmente acconsente e mi indica un tabaccaio ad Ayvalik dove posso trovare tabacco e cartine. Dopo cena facciamo un rapido salto in città in macchina e, nonostante siano quasi le 23, trovo il negozio ancora aperto. Il gusto di rollarsi finalmente una sigaretta prima di andare a dormire è davvero impagabile!

(Giornale di bordo) 

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