CRONACA, LETTERARIA E NON, DELL'ANDAR PER MARE







martedì 18 settembre 2018

Delos



Poco distante dal pontile c'è la fermata del Sea-bus che ogni mezz'ora fa la spola tra Tourlos e il vecchio porto. Prendiamo quello delle 9,30 e poco dopo siamo sul traghetto che ci porterà a Delos. Originariamente avevo programmato di raggiungerla con Habibti e lì trascorrere la notte in rada dopo aver visitato il sito archeologico. Ma anche oggi il Meltemi soffia forte e le onde nel breve tratto di mare che la divide da Mykonos sono parecchio alte. Solo un grosso catamarano che procede a motore coraggiosamente si avventura. Lo stesso traghetto, la cui ultima corsa di ritorno di solito è alle 18,00, viste le condizioni del mare, che peggioreranno ulteriormente in giornata, è stata anticipata alle 13 e trenta. La traversata dura una mezz'ora e quindi alle 11,30 cominciamo la nostra visita. Delos è uno dei più importanti siti archeologici della Grecia. Nell'antichità il luogo si chiamava Ortigia e fu abitato da popolazioni autoctone ancor prima dei micenei. Nel III secolo a.C. divenne una città-stato indipendente per cadere poi sotto l'influenza di Atene. Nell'86 a. C. fu saccheggiata da Mitridate, re del Ponto e successivamente riacquistò prestigio nell'epoca romana. Nel 1500 i veneziani, guidati da Morosini, portarono via uno dei leoni di marmo della cosiddetta "via dei leoni" per abbellire l'ingresso dell'Arsenale di Venezia. Secondo la mitologia qui nacquero il dio Apollo e la dea Artemide. Il sito archeologico è affascinanate e lo si apprezza sempre di più man mano che ci si addentra tra i vari monumenti. Quelli che più ci hanno colpito sono i cinque leoni rimasti, una scultura un po' nascosta raffigurante una donna, probabilmente una dea, che tiene tra le mani la vela di una nave e l'anfiteatro. Su quest'ultimo arriviamo dopo essere ridiscesi dalla cima di una collina che abbiamo raggiunto lungo una larga e ripida scalinata. Sulla sua sommità il vento era talmente forte che si faticava a mantenere l'equilibrio. L'anfiteatro ospitava fino a cinquemila persone e ancora si vedono ben conservate le panche in pietra delle prime file, dove si sedevano i notabili. Agli spettacoli erano ammessi solo i cittadini liberi che, apprendiamo ascoltando di straforo una guida, durante le rappresentazioni beneficiavano delle attenzioni di fanciulle particolarmente accondiscendenti, che erano le uniche persone di sesso femminile ad esservi ammesse. Qui incontriamo una coppia di anziani signori francesi in "luna di miele". Festeggiano il loro quarantesimo anniversario di matrimonio. Hanno raggiunto Delos con un traghetto da Paros e ci dicono che nella traversata, a causa del mare molto mosso, la maggior parte dei passeggeri è stata male. Alle 13,30 riprendiamo l'ultimo traghetto per Mikonos. Percorre una rotta diversa da quella dell'andata. Il comandante segue un percorso più ridossato dalle onde. Passa a sud dell'isola e attraversa il canale che la separa da Mykonos nel punto più stretto, risalendo poi quest'ultima sotto costa e facendo dei rasatini da brivido alle scogliere. Qualche onda più alta delle altre spazza il ponte superiore, che si trova circa ad una decina di metri di altezza. Una rotta che soltanto un conoscitore del luogo può fare con una certa tranquillità. In questo tratto incontriamo un'unica barca che con grande fatica sta risalendo. È un catamarano con al timone un giovanotto completamente nudo. Quando il traghetto gli passa accanto diventa l'attrazione del momento, fotografato tra risatine e sguardi compiaciuti della maggior parte delle passeggere. Le poche barche a vela che avevamo trovato ridossate nello stretto passaggio che separa Delos dall'isola di Rinia, mentre stiamo salpando, si dirigono invece in una baia a sud di ques'ultima, ben ridossata dal Meltemi. Una di queste, con uno skipper locale al timone, per fare salire l'equipaggio sceso a terra, per accostare fa una manovra da manuale, senza la minima sbavatura nonostante i 40 nodi di vento. Chapeau!! Ritornati a Mykonos riprendiamo il Sea-bus che ci riporta al Marina. Pranziamo in barca. Preparo degli spaghetti con pomodorini e alici che risultano molto apprezzati. Poi, belli satolli, ci concediamo una lunga siesta fino al tardo pomeriggio. A questo punto non ci va più di ritornare in paese e finiamo la nostra serata nel quadrato di Habibti. Fuori il vento non accenna a diminuire.

(Giornale di bordo) 

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