CRONACA, LETTERARIA E NON, DELL'ANDAR PER MARE







sabato 15 settembre 2018

Olympic Marina - Ormos Grammata (Siros)



Oggi si parte. In mente ho un programma che ci dovrebbe portare fino ad Amorgos dove Marco ed Elena potrebbero prendere un traghetto per rientrare al Pireo fra una decina di giorni. Ma, si sa, in mare più che in altri luoghi i programmi sono fatti per essere modificati anche all'ultimo minuto. Il primo cambiamento, tenendo un occhio sulle previsioni estremamente affidabili di Meteo Greece, avviene già oggi. La meta odierna sarebbe dovuta essere la vicina isola di Kea dove intendevo ormeggiare a Vourkari o Korissia, due piccoli paesini in un'ampia baia situata a nord-ovest e ben riparata dal vento da nord-est che oggi soffia moderatamente. Ma poiche' già da domani sono previsti 25-30 nodi in aumento preferisco portarmi avanti fino a Siros. Prima di lasciare il Marina faccio gasolio. Un'abitudine che ho, quella di navigare con il serbatoio il più possibile sempre pieno. Meno scossoni e minor rischio che eventuali residui sporchino i relativi filtri. Apriamo subito randa e genoa e superato l'isolotto di Makronisi puntiamo in direzione N-E verso il capo settentrionale di Kea. In mare, tranne i cargo diretti e provenienti dallo stretto di Kafirevs, tra l'Eubea e Andros, non c'è nessuno. Una bella navigazione di bolina alla velocità di 6 nodi. Alle 11 siamo già al traverso di Ormos Orgias, una bella insenatura a nord di Kea, purtroppo decisamente aperta al Meltemi. Il vento ci abbandona per un momento e a motore lasciamo sulla sinistra il desolato isolotto di Yaros. Un ammasso di pietre senza ombra di vegetazione. Poi di nuovo un poco a vela e dopo circa quarantacinque miglia dalla partenza, poco prima del tramonto, con un mare piatto come l'olio, facciamo il nostro ingresso nella baia di Grammata, la più settentrionale di Siros. Tranne una barca a vela di francesi e un paio di barche locali non c'è nessuno. Diamo fondo nell'insenatura piu' meridionale in 5 metri d'acqua su fondo di sabbia e, vista l'ora, dopo un rapido bagno ci prendiamo un meritato aperitivo. Come al solito non mi va di gonfiare il tender e pertanto non scendiamo a terra. Se lo avessimo fatto, in base a quanto riferisce il portolano, avremmo dovuto trovare, non è tuttavia specificato dove, "i nomi e le date lasciate dai navigatori che nel corso dei secoli si sono rifugiati qui dal famigerato Meltemi". Sarà per la prossima volta. Dalla barca ci limitiamo a guardare la distesa di muri a secco costruiti sulle pendici delle montagne che abbiamo di fronte. Un lavoro davvero titanico. L'isola di Siros ha una storia interessante. Fu a lungo dominata dai veneziani e poi nel XVII secolo passò sotto protezione della Francia evitando così di cadere sotto mano turca. Diversamente da altre isole delle Cicladi, non partecipò alla guerra d'indipendenza greca, ma  in quel periodo divenne meta di molti rifugiati da Psara e Khios. Al tempo delle navi a vapore fu per queste un porto utilizzato per rifornirsi di carbone. La scoperta del combustibile ne segnò però il declino. Di Siros noi ci siamo accontentati di goderci la piccola baia nella quale siamo ancorati, ma ci è bastato per apprezzarla. Un giorno vi vorrei ritornare, anche perchè, da buon fan del rebetiko, ho scoperto che nel cuore dell'abitato di Ano Syros si trova la casa natale del compositore Vamvakaris, oggi trasformata in un piccolo museo in suo ricordo. In suo omaggio brindiamo al suono di Frangosyriani, la sua melodia più conosciuta.

(Giornale di bordo) 

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