CRONACA, LETTERARIA E NON, DELL'ANDAR PER MARE







martedì 27 novembre 2018

Equipaggio



A bordo l'equipaggio era formato da ventotto uomini, incluso il capitano,  un uomo di stazza immensa arrivato dalla nave a palo Archimbald Russel. Si chiamava Kikael Sjogren. C'erano ufficiali: Forste Styrman, Andre Styrman, Tredje Styrman, come venivano chiamati in svedese, la lingua di lavoro sulla nave; il velaio, che era anche il nostromo; i due addetti al calderone, che si chiamavano Doonkey; il carpentiere, o Timmermann; il cambusiere e il cameriere e il cuoco, o Kock. Io avevo sempre trovato comico questo titolo, ma non era così per gli altri. Vivevano tutti a poppa, tranne il velaio, il carpentiere e gli addetti al calderone, che mangiavano nel castello di prua centrale e di solito non facevano il turno di guardia. Jansson, il secondo addetto al calderone, era l'unico che lo faceva. C'erano diciotto marinai all'albero di trinchetto, nove per ogni guardia. Due Matros, o marinai esperti; sette Lattmatros, marinai semplici (di cui faceva parte anche Jansson); cinque Jungman, o ragazzi; e quattro apprendisti. Gli Jungman a bordo del Moshulu erano finlandesi puri che venivano dal continente, oppure originari delle isole Aland ma di sangue svedese. Il loro rango era pari a quello degli apprendisti, tutti stranieri: due danesi, un olandese ed io.

(Eric Newby, L'ultima regata del grano)

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