CRONACA, LETTERARIA E NON, DELL'ANDAR PER MARE







martedì 27 aprile 2021

“English Harbour” - Kargilibuk


Anche oggi ci svegliamo presto, benchè le miglia da percorrere siano veramente poche. Intendiamo raggiungere Kargilibuk, lo stretto fiordo che avevamo raggiunto a piedi la scorsa settimana da Tuzla Koyu. Il vento nei prossimi giorni soffierà da ovest e quel ridosso è perfetto. Quando lasciamo "English Harbour" Behcet dorme ancora e non riusciamo a salutarlo come invece avremmo voluto. Mare e vento sono calmi. Solitamente in quest'area entrambi cominciano a rinforzare a partire da mezzogiorno. Avanziamo paralleli alla costa lasciando sulla sinistra alcuni luoghi a noi già noti. L'ingresso nel fiordo di Kargilibuk è molto particolare in quanto man mano che ci si inoltra la vista si apre sulla sua parte più interna e nascosta. Un vero covo di pirati. Si può avanzare in tranquillità fino all'altezza della foce di un fiumiciattolo che immettendosi in mare insabbia la zona circostante. Oltre questo punto il pescaggio diventa inferiore ai due metri ed è meglio non avventurarsi con una barca a vela. Diamo fondo in una decina di metri d'acqua e portiamo due cime a terra. La profondità resta elevata fino a pochissimi metri dalla riva. Anche l'ancoraggio odierno è uno spettacolo. Scendiamo a terra attraversando il fiordo con il tender ed utilizzando i remi. Lo ormeggiamo al pontile del piccolo ristorante di proprietà di Ali, con cui facciamo conoscenza. Ad esso sono ormeggiate alcune barche stanziali: un caicco, un catamarano a motore e un peschereccio. Ali ci dice che è possibile fare il pieno d'acqua nel caso ne avessimo bisogno e che attorno al pontile il fondale è di tre metri. Cosa che, a guardare bene, mi sembra proprio improbabile. Il segnale del telefono è assente, se non in un punto specifico dell'ampio piazzale antistante il ristorante dove la linea va e viene. Forse è anche per questo che quando Ali parla al telefono urla come un ossesso. Oggi la nostra abituale passeggiata non ce la toglie nessuno. E così, lungo una strada sterrata, ci dirigiamo verso est in direzione di una baia che avevamo visto dal mare e che raggiungiamo dopo aver scavallato una collina. La stessa strada continua costeggiando il litorale. Non lontano dall'ingresso della baia, in mezzo al mare e non segnalata, c'è una secca davvero pericolosa. Per il resto il panorama, i colori e i profumi sono eccezionali. Un tripudio di contrasti cromatici come solo la primavera ti sa regalare. Papaveri, fiori di tutte le specie e di tutti i colori e il verde intenso dei pini, tutti con la punta o il tronco piegati dal vento. Incontriamo anche qualche tartaruga. Seguiamo il percorso della strada fino a quando esso si trasforma in una irta salita che funge da striscia tagliafuoco. A questo punto ritorniamo sui nostri passi e prendendo qualche scorciatoia raggiungiamo nuovamente il fiordo dopo 3 ore di cammino. Mentre ci gustiamo la frittata con l'aglio fresco e le bruschette che abbiamo preparato per pranzo, nel fiordo entra la barca a vela che avevamo visto ieri ad "English Harbour". L'equipaggio, composto da due persone che hanno l'aria di essere padre e figlio, ci saluta e dopo aver fatto un breve giro se ne va.  Nel pomeriggio scendiamo nuovamente a terra, ma questa volta facendo un lungo giro a piedi dell'insenatura che implica una buona mezz'ora di cammino. Vicino ai cassonetti dove gettiamo la spazzatura ci accorgiamo che la linea telefonica ed internet hanno una discreta recezione e pertanto ne approfittiamo per fare i biglietti aerei per Roma. Partiremo il 7 maggio prossimo. Ci restano un'altra decina di giorni, purtroppo sempre troppo pochi. Telefoniamo anche a Faruk che ci informa che, in considerazione dell'elevato aumento dei contagi, è stato imposto il lockdown totale in tutto il paese dal 29 aprile fino al 17 maggio, giorno che corrisponde alla fine del Ramadan. Fortunatamente questa misura non si applica agli stranieri e quindi non incide sui nostri piani. Certo che, a guardarci intorno, ci sembra davvero impossibile che si stia vivendo un periodo così complicato. Qui non solo non c'è nessuno, ma la stessa natura circostante è un vero e proprio inno alla vita. Ozgur, sempre molto attento nei nostri confronti, ci manda anche lui un messaggio per informarci delle nuove disposizioni. Ritorniamo in barca. Nel frattempo nel fiordo sono arrivate altre due barche a vela. Una è già ormeggiata sul lato opposto al nostro, mentre la seconda, il cui equipaggio deve essere alle prime armi, impiega quasi un'ora per dare fondo e portare le due cime a terra. Finiscono la manovra che è già notte. Nel frattempo si è alzato un po' di vento e noi ci rintaniamo al calduccio sottocoperta.

(Giornale di bordo)

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