CRONACA, LETTERARIA E NON, DELL'ANDAR PER MARE







giovedì 29 aprile 2021

Kargilibuk - Teke Koyu

 
Oggi è il primo giorno di lockdown totale. E anche se ai turisti stranieri questa misura non si applica preferiamo mantenere un basso profilo cercando di spostarci il minimo indispensabile e trovando, ove possibile, dei ridossi discreti. Lasciamo il fiordo di Kargilibuk prima che il vento si alzi. In mare aperto ci sono già 16 nodi, ma li prendiamo al gran lasco e quindi scivoliamo veloci sull'onda. Superimo Tutzutan Burun, Koyun Burun e Teke Burun, i tre capi che delimitano questa parte della costa del golfo di Gokova. Poco prima di Koyun Burun, in un'insenatura divisa in due anse c'è ancora, nello stesso identico posto, il caicco che avevamo visto alcuni giorni fa. Ne deduciamo che abbia svernato qui. Nella baia più orientale vi è invece una barca a vela che all'andata non c'era. Nella baia di Teke Koyu incrociamo qualche barca di pescatori. Ci dirigiamo verso l'ampia spiaggia che ne delimita la sua parte finale. Qui, dietro ad un piccolo promontorio roccioso, si apre un'ansa particolarmente protetta dove diamo fondo in 5 metri d'acqua portando due cime a terra. Un ridosso perfetto ed anche particolarmente discreto in quanto Habibti non risulta visibile dal mare aperto. Scendiamo a terra e imbocchiamo una strada sterrata che dall'estremità settentrionale della spiaggia si inoltra nella retrostante foresta. In questo primo tratto i sacchetti di plastica purtroppo la fanno da padrone. Nella foresta la strada prosegue a curve e in salita. Camminiamo per una buona mezz'ora prima di arrivare ad un bivio. Lontano, di fronte a noi, vediamo un'abitazione, probabilmente di contadini in quanto i campi circostanti sono coltivati. Seguiamo il tratto di strada sulla sinistra che continua in leggera salita fino a quando si sdoppia nuovamente. Qui imbocchiamo un largo sentiero che ci conduce sulla cresta delle colline che circondano la baia. Il crinale è attraversato longitudinalmente da un'ampia striscia disboscata creata apposta per prevenire l'espandersi del fuoco in caso di incendio. Di qui il panorama è mozzafiato. Habibti appare tutta sola nella baia in lontananza, mentre intorno a noi è un tripudio di fiori. Stiamo una decina di minuti seduti a guardare questa meraviglia, poi proseguiamo per un altro tratto. E' già un paio d'ore che camminiamo e decidiamo di fare dietro front. Nel pomeriggio, mentre su Habibti combattiamo una quanto mai inutile lotta contro delle fastidiosissime vespe, sulla spiaggia parcheggia un'auto dalla quale scendono due persone che si incamminano lungo la rocciosa e frastagliata costa che abbiamo di fronte. Un paio d'ore dopo vediamo che si dirigono verso di noi. Sono padre e figlio che stanno recuperando i pesci finiti nelle nasse che hanno sparso nei dintorni. Facciamo anche il primo bagno della stagione in un'acqua limpidissima ma ancora piuttosto fredda. Verso sera, infine, arriva una barca di pescatori che getta le reti davanti alla punta del promontorio roccioso poco distante da noi. Le reti restano a galla e, benchè segnalate da due piccole boe, costituirebbero un bel pericolo in caso di un atterraggio notturno. Con il buio, fortunatamente, anche le vespe spariscono e possiamo finalmente cenare in santa pace. 
 
(Giornale di bordo) 

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