CRONACA, LETTERARIA E NON, DELL'ANDAR PER MARE







lunedì 19 aprile 2021

Marmaris

 
Ci svegliamo molto presto. Alle 8 sentiamo una voce che ci chiama dal pontile. E' Faruk che si presenta con un "burek" caldo che ci ha portato per colazione. Stamattina è già andato a prendere la sua auto a Akbuk, una località che si trova sul lato opposto del golfo di Gokova a circa una decina di miglia da Sogut. E' partito con "Alisee" alle 5 del mattino e dopo aver attraversato il golfo e recuperata l'auto, ha percorso altri 50 chilometri di strada fino a qui. La barca la riporterà indietro il figlio in giornata. Fatta colazione partiamo per Marmaris. Verrà con noi anche sua moglie Hosnya, che non parla inglese ma con la quale riusciamo ad intenderci. L'auto è un pulmino Wolkswagen nero, con i sedili posteriori contrapposti e i vetri oscurati. Faruk lo usa anche per trasportare i clienti quando fa charter. La strada da Sogut a Marmaris si snoda tra una fitta foresta di pini. Quella dal paese fino al bivio della statale è ampia e scorrevole e si vede che è stata rifatta recentemente. Faruk ci spiega che è così ben intrattenuta perchè conduce alla residenza estiva del Presidente Erdogan. Quando arriva il Presidente essa viene temporaneamente chiusa al traffico in attesa che transiti il lungo corteo di auto che in genere lo accompagna. Nonostante in questo momento egli non si trovi qui, c'è comunque un gran numero di veicoli della Gendarmeria che girano costantemente nelle vicinanze. Giunti a Marmaris ci dirigiamo immediatamente nel negozio dove so di trovare la bombola del camping gas. La scambiamo con quella vecchia e compro anche un regolatore con l'attacco turco nell'eventualità che in futuro non riuscissi più a trovare da queste parti le ormai rare bombole con l'attacco europeo. Accompagno Faruk in un breve giro in alcuni dei numerosi negozi di attrezzature nautiche che vi sono nelle vicinanze del Nestel Marina. Sta cercando un pezzo dell'elettronica di bordo che non funziona più. Parcheggiamo l'auto sul piazzale retrostante il Marina e ci mettiamo alla ricerca di un paio di scarpe da barca per Tania e me. Quelle che stiamo utilizzando hanno perso la loro aderenza e sono diventate scivolosissime. Le troviamo in due negozi diversi, entrambe delle Helly Hansen, non proprio regalate. Poi Tania ed Hosnya si eclissano dal parrucchiere mentre Faruk ed io facciamo una passeggiata nel Marina. Ci sono molte imbarcazioni di proprietà di cittadini turchi immatricolate nel Delaware e quindi con bandiera americana. Un "escamotage" per evitare di pagare alcune tasse. Tuttavia Faruk mi spiega che recentemente è stata emanata una legge che prevede che tra due anni tale immatricolazione non sarà più consentita e che le barche che attualmente battono bandiera degli Stati Uniti e che sono di proprietà di cittadini turchi dovranno obbligatoriamente sostituirla. Per chi non lo farà ci saranno sanzioni pesantissime. Su una delle banchine è ormeggiata all'inglese una grande "gulet". Faruk mi dice che è stata costruita in un famoso cantiere di Antalya, lo stesso nel quale è stato costruito il galeone utilizzato nella serie cinematrografica "Pirati dei Caraibi" con Johnny Deep. Conversando, vengo anche a sapere che in Turchia è stato recentemente introdotto il cosiddetto "bollino blu", vale a dire un certificato divenuto obbligatorio e che deve essere aggiornato ogni qualvolta si scaricano le acque nere nei luoghi a ciò adibiti. Recuperate le signore andiamo da Carrefour a fare un'abbondante spesa. Sulla strada del ritorno Tania racconta che nelle ultime ventiquattro ore ha ricevuto sul nostro telefono turco un paio di chiamate provenienti sempre dallo stesso numero. Chi parlava era una voce femminile che si esprimeva solo in turco. Credendo si trattasse di qualcuno che aveva sbagliato numero, Tania ha semplicemente interrotto la comunicazione. Tuttavia, alla telefonata è sempre seguito un SMS con un messaggio vocale in turco. Lo facciamo ascoltare a Faruk che ci spiega che si tratta di una comunicazione del Ministero della Salute nella quale si dice che il titolare della linea telefonica è risultato positivo al test Covid effettuato nei giorni precedenti. Ciò significa che qualcuno che recentemente ha effettuato il test, deliberatamente o per errore, ha dato il numero telefonico che abbiamo acquistato al nostro arrivo in Turchia al momento della sua registrazione in ospedale. Faruk prova a richiamare il numero del Ministero della Salute, ma risponde un disco registrato. Ci dice di non preoccuparci e che semmai dovessimo ricevere una nuova chiamata mentre siamo insieme spiegherà lui l'errore. Cosa che fortunatamente non sarà necessaria in quanto non riceveremo più chiamate del genere. Arriviamo a Sogut alle 14,30. Tornati in barca pranziamo: burro e acciughe e rochefort con pomodorini. Fa decisamente caldo e montiamo il tendalino per proteggerci dal sole. Davanti a noi sul pontile sono ormeggiati due grandi yacht a motore con a bordo i rispettivi marinai, mentre un po' più in là c'è uno Janneau 53 in disarmo. Il cavo della sua randa rollabile, che è stata tolta, sbatte incessantemente all'interno dell'albero facendo un rumore che, alla lunga, diventa davvero fastidioso. Nel frattempo il cielo si è coperto e verso sera cadono due gocce. Il vento da nord crea un po' di risacca sul pontile. Purtroppo il cavo all'interno dell'albero dello Janneau continua a sbattere, ma fortunatamente una volta chiusa la porta della cabina di prua il rumore arriva attenuato e riusciamo ad addormentarci senza problemi.

(Giornale di bordo)

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