CRONACA, LETTERARIA E NON, DELL'ANDAR PER MARE







domenica 18 aprile 2021

Sazan Koyu - Sogut


 
Durante la notte di tanto in tanto ho sentito che la catena si muoveva sul fondale. Niente di anomalo quando la barca si sposta con il cambiare del vento, ma in ogni caso mi sono alzato un paio di volte a controllare che tutto fosse in ordine. Quando me ne torno a letto sento sulla tuga il ticchettìo di qualche goccia di pioggia. E' una sensazione che mi è sempre piaciuta, anche se la mattina dopo trovo Habibti tutta sporca di sabbia. Nella notte abbiamo avuto anche la visita di qualche ape proveniente dagli alveari posti lungo la strada che conduce a Sogut. Ce ne accorgiamo vedendo le piccole macchie gialle lasciate dagli insetti sullo sprayhood che occorre pulire immediatamente con acqua e sapone se si vuole evitare che lascino un segno indelebile. Decidiamo di spostarci a Sogut anche se oggi, teoricamente, non ci si potrebbe muovere a causa del lockdown. Telefono ad Abdullah e ci diamo appuntamento al pontile per le 10. Il mare è calmo e le miglia da percorrere sono molto poche. Entriamo nella baia di Sogut contemporaneamente ad una barca a vela proveniente dalla direzione opposta alla nostra, a testimonianza che le regole imposte dal lockdown vengono interpretate in modo piuttosto elastico. La barca ci precede di poco e ormeggia ad uno dei pontili che si trovano sulla riva occidentale della baia. Abdullah è già lì che ci attende su quello del "Karacasogut Marina". Ormeggiamo nella parte interna del pontile che, pur essendo molto vicina alla riva, ha un fondale di quasi una decina di metri. Ci infiliamo tra due barche a vela lanciando le cime ad un signore sulla sessantina che ci accoglie con un caloroso: "Buongiorno". E' Faruk, lo skipper di "Alisee", un ketch di venti metri costruito una trentina di anni fa a Taiwan e battente badiera delle Barbados. Faruk si dimostra fin da subito molto espansivo. Parla un tedesco perfetto, un buon inglese e anche un po' di italiano. Mi dice che "Alisee" è di proprietà di Antonio, un italiano di origini calabresi che lavora in Australia all'Università di Sidney. Nei dieci minuti successivi Faruk mi presenta con una video chiamata sia Antonio che suo padre, un distinto signore che vive a Crotone. Quest'ultimo mi dice che "Alisee" è stata portata recentemente in Turchia dalla Croazia e che da qualche mese Faruk se ne sta occupando amorevolmente. Purtroppo, a causa della pandemia nè lui nè il figlio sono riusciti ad utilizzarla negli ultimi due anni ed ora hanno deciso di impegarla come charter per rientrare in parte delle spese. Nella mezz'ora successiva mi dedico alla pulizia, anche se un po' sommaria, di Habibti. Il cielo è nuvoloso e non sono del tutto sicuro che in giornata non pioverà nuovamente. La tariffa del pontile è di 155 lire turche al giorno, vale a dire 15 euro con acqua ed elettricità incluse. Sistemiamo le ultime cose a bordo e su invito di Faruk ci spostiamo su "Alisee". Qui facciamo la conoscenza di Hosnya, la terza e giovane moglie di Faruk e di Jan, il figlio venticinquenne che ha avuto dalla la seconda moglie tedesca che egli chiama semplicemente "my German wife". Faruk è veramente una forza della natura: pieno di energia, ex ufficiale di Marina, ma soprattutto fumatore incallito. Un vizio che preoccupa enormemente Jan che ci dice che suo padre è da poco reduce da un'infarto. Faruk invece ci scherza sopra replicando che la sua vita la vuole vivere a modo suo e che lo lasciassero in pace. Gli interni del caicco sono spaziosi e tutti in legno con delle sculture del Buddha e di dragoni cinesi intarsiati nelle porte. Mentre beviamo un caffe al cardamomo il nostro anfitrione ci intrattiene con le sue storie: il viaggio dalla Germania in India negli anni '70 a bordo di un autobus con alcuni hippies tedeschi, le sue sue navigazioni nei Caraibi, le sue avventure giovanili a Parigi. Racconti da antologia. Prima di salutarci ci dice che in serata, per risparmiare un po' sui costi, darà fondo nella baia antistante. Scesi a terra Tania si fa accompagnare in auto da Abdullah in una delle fattorie dell'entroterra per comprare frutta e verdura. Abdullah le racconta che per anni ha lavorato al Marti Marina di Orhaniye dove ora ha un negozio di nautica gestito dalla moglie. Al Marina di Sogut lavora partime: tre giorni a settimana, mentre nei restanti è sostituito da Ali, che noi conosceremo il giorno seguente. Riceviamo anche la telefonata di Gokcem e Gokham che ci manderanno a prendere verso le 16.30 per cenare da loro. A quell'ora, puntuale, si presenta Ramadam con il suo cammioncino. La loro casa è piccolina, ma molto accogliente. Ci dicono di aver fatto recentemente qualche lavoro di ristrutturazione e di aver piantato diversi alberi da frutto nel terreno antistante. Conosciamo anche il figlio di Gokham, un ragazzino quindicenne che, come tanti altri studenti in questo periodo di pandemia, sta frequentando le lezioni in remoto. Gokcem, invece, è un imprenditore che giunto all'età della pensione ha deciso di trasferirsi a vivere qui. A Smirne, dove abitava, ha ancora una casa piuttosto grande e una barca che tuttavia usa molto poco. Per cena preparo degli spaghetti alla puttanesca mentre e Gokcem si dedica alla grigliata di carne. Trascorriamo così alcune ore molto piacevoli. Tornati in barca ricevo una telefonata da Faruk che si offre di accompagnarci a Marmaris domani con la sua auto per comprare la bombola del camping gas. Con Tania ci eravamo organizzati di prendere l'autobus che parte da Sogut alle 7.30, ma Faruk insiste. Davvero un pensiero molto gentile da parte sua.
 
(Giornale di bordo)

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