CRONACA, LETTERARIA E NON, DELL'ANDAR PER MARE







lunedì 26 aprile 2021

Sogut - “English Harbour”

 
Sveglia alle 7.30. Dopo alcuni giorni a Sugut, oggi ci sposteremo nella baia di Degirmen Buku. Essa è caratterizzata da una serie di piccoli fiordi che costituiscono un ottimo ridosso. In quello più meridionale, denominato Okluk Koyu, ora è vietato l'ingresso in quanto è limitrofo alla residenza estiva di Erdogan. Mentre negli altri è consentito l'ancoraggio nei periodi in cui il Presidente non è qui. Tra questi vi è anche Canak Koyu, meglio conosciuto come "English Harbour" per il fatto che è servito da rifugio ad alcune navi da guerra inglesi durante il secondo conflitto mondiale. Lasciamo la baia di Sogut quasi contemporaneamente a Behcet, anche lui con la nostra stessa destinazione. Su "Alisee", invece, tutto tace. Hosnya e Faruk devono essere partiti presto per andare a fare il vaccino e probabilmente Jan ne approfitta per farsi una dormita più lunga del solito. Usciamo dalla baia e con rotta verso ovest lasciamo sulla sinistra Andali Burun e le due piccole isolette di Kara e Zeytinli Adasi. Entrati in Degirmen Buku lasciamo sulla destra la piccola insenatura di Hrsiz Koyu ed entriamo nel nostro fiordo. Non c'è nessuno e diamo fondo in 5 metri d'acqua portando due cime a terra, nel suo ramo più settentrionale. Non abbiamo ancora terminato l'ormeggio che arriva una pilotina della polizia. Ce lo aspettavamo, essendo quest'area sotto alta sorveglianza. I due militari a bordo, che non parlano inglese, sono gentili. Ci chiedono il "transit log", i documenti della barca e i passaporti che gli forniamo. Tutto è in regola e presi tutti i nostri dati, ci salutano e se ne vanno a controllare Behcet che nel frattempo è arrivato e ha dato fondo alla ruota nel mezzo del fiordo. Poi vediamo la pilotina ritornare verso di noi. Si erano dimenticati di restituirci il "transit log". Non avendo ancora avuto tempo di rimettere i documenti in ordine non ce ne eravamo accorti. Il luogo è davvero molto bello e avremmo voglia di scendere a terra per fare la nostra passeggiata quotidiana. Sul lato opposto della baia, infatti, intravediamo una strada sterrata che si inoltra nella foresta che circonda l'insenatura. Behcet, che passiamo a salutare e che invitiamo a cena, ci sconsiglia di inoltraci a piedi in quest'area. Il fatto che sia limitrofa alla casa del Presidente, ci dice, rende spesso la Gendarmeria poco affabile nei confronti degli intrusi. Non vogliamo avere grane e quindi lasciamo perdere optando per un giro del fiordo con il tender. All'ora di pranzo facciamo uno spuntino con un insalata russa. Oggi era previsto vento da nord, ma nel fiordo deve fare giri strani in quanto in mattinata entrava da ovest e nel pomeriggio addirittura da sud. Fortunatamente è più una brezza che altro e il nostro ancoraggio resta perfetto. Nel pomeriggio arriva una terza barca a vela, "Demetes III", che da fondo occupando con due cime a terra tutta la parte settentrionale del fiordo. Devono conoscere bene la zona in quanto effettuano tutte le manovre a colpo sicuro. Alle 18, puntuale, Behcet sale a bordo. Tania ha preparato delle ottime bruschette come aperitivo. Appena scende il buio ci trasferiamo sottocoperta dove cucino degli gnocchi con pomodorini e zafferrano. La conversazione con Behcet è interessante. Ha un modo di parlare calmo e ragionato, che infonde serenità. Trascorriamo così una piacevolissima serata che concludiamo aprendo una bottiglia di "Samos", un vino da dessert greco che abbiamo a bordo. 
 
(Giornale di bordo)

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