CRONACA, LETTERARIA E NON, DELL'ANDAR PER MARE







venerdì 30 aprile 2021

Teke Koyu - Sakli Koyu - Gokagac Koyu

 
Lasciamo la baia molto presto. Le vespe che ieri avevano in parte rovinato la piacevolezza di questo ancoraggio con il chiarore del giorno sono riapparse. Le sentiamo ronzare all'esterno mentre facciamo colazione. Nel salpare l'ancora faccio particolare attenzione alle reti che galleggiano in superficie non troppo lontano dalla prua di Habibti. I pescatori che le avevano gettate ieri sera non sono ancora venuti a recuperarle. Risaliamo a motore tutta la baia e puntiamo verso il passaggio settentrionale che da accesso a Yedi Adalar, che già conosciamo bene essendo ormai la terza volta che lo percorriamo. Nell'ampio specchio d'acqua protetto dalle cosiddette "sette isole" c'è una sola barca vela alla fonda. Ci dirigiamo verso il fiordo di Sakli Koyu. Al suo interno c'è una seconda barca a vela, uno Janneau 42 CC. Diamo fondo nella prima caletta entrando sulla destra. Benchè anche questo posto sia paesaggisticamente incantevole, purtroppo sentiamo immediatamente ronzare intorno a noi alcune vespe. Non so spiegarmi il motivo per il quale in questi ultimi due giorni questi fastidiosi insetti abbiano fatto la loro apparizione in massa. Decidiamo comunque di fare un giro con il tender all'interno del fiordo. A remi ci avviciniamo allo Janneau che sulla sartia di sinistra ha issata la bandiera italiana. Il pozzetto è chiuso da una cappottina collegata allo sprayhood. Al suo interno ci sono un ragazzo e una ragazza sulla ventina. Gli chiediamo se siano italiani. Ci rispondono di no in inglese. Italiano è il proprietario della barca, compagno della madre della ragazza. Per non essere infastiditi dalle vespe si sono rintanati sotto la cappottina che stanno affumicando bruciando del caffè macinato. Un rimedio particolarmente efficace. Peccato che noi non si possa fare altrettanto. In barca, infatti, abbiamo solo del caffè liofilizzato. "Ne volete per caso un sacchetto?", ci chiedono carinamente. "Fra un po' noi ce ne andremo", aggiungono. "Qui non c'è segnale internet e per studiare abbiamo necessità di trasferirci in un posto coperto dalla rete". Non avevo pensato alla possibilità di utilizzare la barca come luogo per studiare in remoto in questi tempi di Covid. Forse per questi due ragazzi la pandemia non rappresenta solo qualcosa di negativo. Dopo aver preso il nostro sacchetto di caffè e ringraziato ci inoltriamo nel fiordo superando una zona di bassi fondali che impediscono alle barche a vela di percorrerlo nella sua intierezza. Prima di rientrare su Habibti raggiungiamo una piccola spiaggia che si affaccia sull'ampia baia posta sul lato opposto a quello  dove siamo ancorati. Qui non vi è presenza di vespe e pertanto, tornati in barca, ci spostiamo senza indugio a Gokagac Koyu, l'insenatura dove eravamo già stati qualche giorno fa. Qui di vespe ce ne sono molte di meno e riusciamo così a trascorrere un pomeriggio decisamente più tranquillo. Verso sera prendiamo un aperitivo seduti sulla tuga e per cena cucino una minestra di funghi aprendo una bottiglia di vino rosso comprata due anni fa a Lipsi.
 
(Giornale di bordo) 

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