CRONACA, LETTERARIA E NON, DELL'ANDAR PER MARE







domenica 26 settembre 2021

Selimiye - Kuruka Buku


Prima di lasciare Selimiye facciamo alcuni ultimi acquisti da Migros, il supermercato che si trova lungo la via principale del paese. Il pontile è quasi deserto. Le uniche altre persone sono tre signori di mezza età di cui uno è il proprietario di un bel Terranova. Il padrone del cane è l'unico ad essere comunicativo. Gli altri due, infatti, salutano a malapena ed hanno un'aria decisamente antipatica. Il cane si chiama Nixon Coen e tutto il gruppo vive in Israele. Con Tania commentiamo come questi due tipi siano così diversi dai nostri amici, Doron e Anat, che vivono nei pressi di Gerusalemme. Una volta salpati facciamo un giro dell'ampia baia di Selimiye e un breve passaggio in quella di Sig Koyu. Poi percorriamo il suggestivo passaggio tra la costa e le cinque isole che la separano dal mare aperto, dove le scoscese pendici dei rilievi si inabissano in un mare blu cobalto. Su Kameriye Adasi, la prima isola che incontriamo alla nostra dritta, si trovano le vestigia di un'antica chiesa bizantina. Il sito è meta delle numerose barche che trasportano i turisti da Selimiye. Prima di raggiungere Kargi Adasi, l'ultimo isolotto del gruppo, mettiamo la prua in direzione nord-ovest verso la penisola di Datca. Benchè non ci sia molto vento apriamo il solo genoa avanzando ad una velocità di circa 3 nodi. La nostra meta è la baia di Kuruka Kuyu che raggiungiamo nel pomeriggio, dopo alcuni bordi di bolina. La baia è molto ampia e diamo fondo davanti ad alcuni gavitelli ai quali sono ormeggiate delle barche a motore. La maggior parte delle altre barche a vela hanno dato fondo nel suo lato occidentale, tutte ammassate le une sulle altre, tanto per non smentire la nota "legge della barca alla fonda" di Arturo Perez-Reverte da me spesso citata. Si tratta di una "legge" che si applica con rigore estremo e che potremmo formulare così: ogni qualvolta che sei alla fonda con una barca a vela in una costa deserta e lunga diverse miglia, la barca che si ancorerà dopo lo farà esattamente al tuo fianco. D'estate, si amplia con inesorabili estensioni: per quanto spazio libero ci sia nei dintorni, la terza barca verrà a piazzarsi nello spazio ridotto eventualmente rimasto tra la tua barca e quella che si è ancorata per seconda. Alla fine della giornata, la conferma di questa legge fa sì che, con diverse miglia di costa deserta, quindici o venti barche siano ammucchiate nello stesso punto, girando una sopra l'ancora dell'altra al minimo cambio di vento; e che ogni skipper di ogni nuova barca che arriva pensi che la parte deserta debba avere qualcosa che non va, visto che nessuno si avvicina. Più che di una legge, a mio avviso si tratta di un vero e proprio assioma. Verso sera il poco vento che aveva caratterizzato la giornata scompare del tutto e per proteggerci dall'umidità apriamo il tendalino. Per cena scaldiamo le triglie comprate ieri che accompagniamo con un insalata verde, dei pomodorini e una bottiglia di vino bianco. Prima di andare a letto telefoniamo ad alcuni amici. Delos e Brigitte si trovano ad Atene, mentre ad  Ozgur spieghiamo che siamo ancora in attesa di sapere se al Marina di Bodrum si è liberato un posto per il prossimo fine settimana. In caso contrario saremo obbligati a togliere le vele a Turgutreis percorrendo a motore la quindicina di miglia fino allo Yat Lift dove martedì aleremo Habibti mettendola nel suo invaso per l'inverno.
 
(Giornale di bordo)

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