CRONACA, LETTERARIA E NON, DELL'ANDAR PER MARE







venerdì 6 maggio 2022

Fethiye - Kastellorizo


Alle 6 del mattino in porto ci sono ancora 25 nodi. Il vento soffia da nord-est. Le tre barche dei polacchi partono presto e circa un'ora dopo ce ne andiamo anche noi. Quando usciamo dal Marina il vento è sceso a 16 nodi. Attraversiamo la baia di Fethiye a motore e raggiunto Camli Burun apriamo il genoa. Prendiamo il vento al traverso fino a Sahin Burun. Di qui procediamo al gran lasco per una gran parte della mattinata. Con il solo genoa facciamo una velocià di 5 nodi. Raggiunto Dokukbasi Burun il vento cala a quattro nodi e siamo costretti ad accendere il motore. C'è una discreta  onda residua di poppa. Lasciamo sulla sinistra il tratto di costa conosciuto come i "sette capi", un passaggio di una decina di miglia caratterizzato da alte pareti a picco sul mare, che quando c'è vento forte può diventare problematico. Così segnala il portolano. Costeggiamo anche la lunga spiaggia in cui si trova il sito archeologico di Patara, che abbiamo visitato ieri. Nell'entroterra si vedono le cime delle montagne della catena dei Tauri ancora ricoperte di neve. Superiamo la baia di Kalkan, uno dei pochi ridossi della zona e lasciato l'isolotto di Ylan Adasi sulla sinistra mettiamo la prua in direzione di Kastellorizo la cui sagoma si intravede all'orizzonte. In questo tratto di mare vi sono numerose secche e qualche isolotto. Il più grande è quello di Nisos Ro, che lasciamo a dritta. Alle 14.30 entriamo nella baia di Kastellorizo.  L'emozione è grande. Dopo aver sognato questo momento a lungo, a distanza di quasi vent'anni finalmente sono di nuovo qui. Ci dirigiamo verso una parte della banchina indicataci da uno dei proprietari delle due taverne, "Lazarakis" e "Athina", che si affacciano sul porto. Ma, in quel punto, il fondale sale rapidamente e temo che, avvicinandomi troppo, la pala del timone rischi di toccare il fondo. Così preferisco spostarmi in corrispondenza di un piccolo molo sul quale sono stati posti i tavoli di una delle due taverne. Accanto a noi è ormeggiata una barca in ferro piuttosto mal messa. A bordo ci sono quattro ragazzi francesi che ci dicono di averla comprata a Cipro per pochi soldi. L'hanno sistemata quel tanto necessario per poter navigare in sicurezza e ora vogliono portarla in Francia dove intendono restaurarla. Scesi a terra facciamo un salto alla Port Authority per segnalare il nostro arrivo. In porto c'è una nave militare in pieno assetto di guerra. Una presenza dissuasiva connessa alle anacronistiche tensioni con la vicina Turchia, che di qui dista poche miglia. In giro per il paese, a parte i locali, c'è pochissima gente. Ceniamo da "Athina", la taverna del simpatico Niko, dove incontriamo due ragazzi italiani. Uno di loro è originario di un paese che dista una decina di chilometri da quello in cui sono nato. La sua famiglia ha comprato qui una casa che hanno restaurato. Naturalmente scopriamo di avere molte amicizie in comune. Come davvero è piccolo il mondo. Ci diamo appuntamento per l'indomani. In porto c'è una leggera risacca, ma siamo troppo felici di essere su quest'isola per noi così ricca di significati.

(Giornale di bordo)

Nessun commento:

Posta un commento