CRONACA, LETTERARIA E NON, DELL'ANDAR PER MARE







lunedì 2 maggio 2022

Round Bay - Fethiye

Peter e Damiana partono alle 6.45 seguiti, poco più tardi, anche da Farouk con il quale abbiamo appuntamento a Fethiye nei prossimi giorni. Oggi è Eid, la festa che per i musulmani come importanza corrisponde più o meno al nostro Natale. E' una festività che è tradizione trascorrere in famiglia e per questo Farouk raggiungerà il figlio Jan che è comandante su un caicco ormeggiato a Gocek. Nell'aprire il rubinetto dell'acqua calda ho l'impressione che quest'ultima esca solo tiepida. Affronterò il problema una volta arrivati a Fethiye dove aspetteremo che passi la burrasca prevista nei prossimi giorni. Salpiamo alle 10.45. Mentre recupero la catena vedo che nelle maglie si è incattivita una lenza da pesca. Sapendo quanto le lenze siano infide nel caso si attorciglino intorno al piede dell'elica dove rischiano di rompere la sua guarnizione, la recupero. Purtroppo non mi accorgo in tempo che legati alla lenza, a distanza di circa un metro uno dall'altro, ci sono una serie di ami da pesca. Me ne rendo conto quando uno di essi mi si conficca profondamente nel dito medio. Recuperata la lenza, che forma una grossa matassa, sono costretto ad estrarlo, ma purtroppo una scheggia della punta dell'amo resta nel dito. Cercherò inutilmente di estrarla durante la traversata verso Fethiye. Percorriamo le 14 miglia che ci separano da questa località con un bel vento al traverso che diventa sempre più forte, fino a raggiungere i 30 nodi nell'imboccatura della baia. Qui ci ridossiamo per una mezz'oretta in una piccola insenatura con delle boe che impediscono di avvicinarsi troppo alla riva. Facciamo uno spuntino e poi ci spostiamo nella grande baia di fronte all'abitato, dove si trovano l'Ece Marina e una serie di altri pontili. Diamo fondo in 8 metri d'acqua. Comincia a piovere e dopo una decina di minuti la coperta di Habibti ed il tender sono coperti di uno strato di sabbia. Purtroppo per togliere la scheggia dell'amo da pesca dal dito l'unica soluzione è andare al pronto soccorso dell'ospedale. Dopo aver pagato per l'accettazione e la visita, il medico manco mi guarda e dice ad un infermiere di farmi subito l'antitetanica, 50 euro, e una radiografia, altri 200 euro. Fatte entrambe, il medico guarda le lastre e mi dice che non c'è niente e che posso andare. Avevo accettato mio malgrado il soppruso della radiografia, ma sarebbe proprio il colmo di essere venuto in ospedale, aver speso tutti questi soldi e ripartire con il dito come quando ero arrivato. Tanto più che la scheggia si vede ad occhio nudo. Una volta capito che non intendo assolutamente andarmene, il medico chiede ad un infermiere di occuparsene. Per fortuna quest'ultimo è una persona di buon senso e dopo avermi fatto una puntura anestetica mi apre leggermente la parte del dito interessata e con un paio di pinzette appuntite la estrae. Un'esperienza, quella dell'ospedale di Fethiye, davvero da dimenticare. Ce ne torniamo in barca sotto una pioggerella fine carica di sabbia e con un dito con una fasciatura enorme. Prima che scenda il buio da fondo accanto a noi una barca a vela con bandiera tedesca. Lo skipper continua a trafficare a prua, tanto che penso abbia un problema al verricello dell'ancora Invece ha impiegato tutto questo tempo per mettere un enorme grippiale. Il che, in una baia con una profondità di meno di dieci metri e un fondo di sabbia e fango, mi sembra del tutto inutile. Non essendo lontani dall'ingresso del Marina, mi sembra invece molto più prudente segnalare Habibti aggiungendo alla luce di fonda due luci stroboscopiche, una  prua e l'altra a poppa. Così possiamo dormire un sonno tranquillo.

(Giornale di bordo)

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