CRONACA, LETTERARIA E NON, DELL'ANDAR PER MARE







venerdì 18 marzo 2011

Mari tempestosi



Fuggiva davanti al tempo, la Maria, fuggiva sempre piu' rapida; e anche il tempo fuggiva, davanti a un non so che di misterioso e terribile. Il vento, il mare, le nubi, tutto era preso dalla stessa ansia di fuga e di velocita' in una stessa direzione. Piu' rapido di tutti era il vento; poi le grosse ondate, piu' pesanti, piu' lente, che lo inseguivano; poi la Maria trascinata in quel moto di ogni cosa.
E in quella corsa dinanzi al vento, gli uomini provavano soprattutto un'illusione di leggerezza, si sentivano sobbalzare senza nessuna fatica ne' sforzo. La Maria saliva sull'onda senza scosse, come se il vento l'avesse sollevata; e la successiva discesa era come una scivolata, e dava quello strano sussulto al ventre che si prova sulle montagne russe o nelle cadute immaginarie dei sogni.
In fondo a quegli avvallamenti faceva piu' scuro, e superata appena un'ondata, gli uomini si guardavano indietro per veder arrivare l'altra, l'altra ancora piu' grande, che s'innalzava tutta per trasparenza; che si avvicinava rapida, con contorcimenti furiosi, con volute pronte a chiudersi, con l'aria di dire: "Ora ti afferro e t'innabisso..." E invece sollevava soltanto la nave, cosi' come noi potremmo far volare una piuma, con un'alzata di spalle...


(Pierre Loti, Pescatore d'Islanda)

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