CRONACA, LETTERARIA E NON, DELL'ANDAR PER MARE







venerdì 1 febbraio 2013

Destini paralleli



Quando, la notte dopo, Geoffrey accese la radio, ancora non ne sapeva niente del suo destino. Eppure, forse, lo aveva già incrociato, da qualche altra parte, chissà dove, probabilmente lo aveva già dimenticato, come un vizio perduto, per sempre. Insomma, ancora non immaginava che piega avesse preso la propria sorte, che razza di imbroglio, fosse diventata, adesso.
A Geoffrey Garland, di mestiere navigatore solitario, piaceva da morire ascoltare la radio di notte. Nel tempo libero trascorreva chilometri, miglia d'insonnie, nel buio della sua casa vista Atlantico, a fare avanti e indietro fra quelle onde aeree, invisibili, a navigare, in modulazione di frequenza, fra voci, musiche, parole. Parole lontane, passanti d'occasione in notti lunghe da passare, immagini proiettate sulle pareti dei cinema della sua fantasia.
Quel fresco venerdì d'estate indugiò a lungo sulle stazioni di Radio Horn. Già, quel venerdì, che giornata. Era ritornato di buon mattino dal suo ultimo mezzo giro del mondo e si sarebbe aspettato, magari, di trovare la gente delle Falkland ad accoglierlo al molo, come al solito. E invece, niente. Sì, d'accordo, stavolta era arrivato a Port Stanley a bordo di un'imbarcazione di fortuna, un peschereccio, ma solo perché la "Hula-op", la barca a vela con cui aveva tracciato, per anni, il perimetro senza sponde dei suoi sogni liquidi, il giorno prima era finita in cantiere. Due piccole avarie, una al timone, l'altra all'impianto riceradiotrasmittente. Poca roba. Tempo una settimana e, sicuro, sarebbe di nuovo tornata in mare. Certo, però, a rifletterci bene, era davvero strano che sulla sua isola non solo non avesse trovato nessuno ad attenderlo, ma addirittura, una volta sbarcato, nessuno che lo avesse riconosciuto, neanche lui fosse stato trasparente. Boh! In fondo, maledizione, non erano trascorsi che tre o quattro mesi da quand'era partito, insieme a Merlino, il suo gatto soriano, muso grigio e bandana rossa al collo. Ebbene, da allora non riteneva di essere cambiato d'aspetto a tal punto da diventare irriconoscibile, nonostante qualche ruga d'alto mare in più e un mucchio di inevitabili traversie, in fondo prevedibili per uno come lui che si perdeva tra onde ed oceani senza perdersi mai, che smarriva il conto di albe e tramonti, di afriche ed americhe, di altre atlantidi. Insomma, Geoffrey Garland proprio non riusciva a capire. Perché tutta quella indifferenza? O si trattava, piuttosto, di una strisciante, montante ostilità?
Cos'era quella muta distanza che gli altri gli opponevano, senza un motivo apparente? Ma ancora più singolare era la circostanza che, ora, ascoltava i rumori intorno a sé, le voci degli altri, quasi fossero un brusìo indistinto, sfumato. E, poi, la foschia che lo aveva accolto all'arrivo, una foschia inspiegabile, fuori stagione, che pareva inghiottire tutto, finanche il cielo. Una sensazione inquietante, di fredda, agghiacciata solitudine.
Quando, la notte dopo - ma dopo cosa? -, Geoffrey Garland accese la radio erano più o meno le undici. Come sempre cominciò a viaggiare attraverso distanze sconfinate, echi di tempo, di nuvole sdrucciole sopra i pensieri, tempo scandito dall'ebbrezza d'essere, adesso, qui e altrove, dolce vertigine di spaesamento, di sedentarie partenze senza misura d'infinito. Se ne restò lì, sprofondato nella poltrona, con l'ombra di Merlino tra i piedi, ad ascoltare suoni, che però, chissà perché, adesso gli parevano provenire da un altro lontano. Finché, verso le due, al termine del notiziario di Radio Horn, lo speaker lesse un'informazione dell'ultim'ora:
"Trasmettiamo un dispaccio d'agenzia appena giunto in redazione. Da ieri risulta dispersa, in un tratto di mare imprecisato al largo di Capo Horn, l'imbarcazione a vela 'Hula-op' del noto navigatore solitario Geoffrey Garland. Il natante non ha dato più notizie di sé, né ha lanciato alcun S.O.S.. Le ricerche, finora, sono state senza esito. Nuovi aggiornamenti nelle prossime edizioni del nostro giornale radio. Buonanotte".
Nel silenzio della stanza, appena distratto dai riflessi blu notte di una lampada a muro, calò come un velo di gelida caligine. Geoffrey, gli occhi persi nel vuoto, era incredulo. Possibile che non si fosse accorto di nulla? Che non ne sapesse nulla di quel che gli era accaduto? Possibile che la storia fosse stata un'altra? Possibile? Che strano... Ma cosa gli stava succedendo? Cosa diavolo era 'sta notizia del suo naufragio? Ma sì, doveva essere stato, di sicuro, un errore. Come si può naufragare, annegare in un istante, senza riuscire nemmeno a gridare "aiuto"? "No" si disse "qui bisogna subito avvertire la guardia costiera che c'è un equivoco, un dannato equivoco, che io sto bene, benone! Lo devo fare subito!".
Invece prese tempo, non sapeva cosa pensare. Era come se stesse vivendo una sorta di altro destino, un destino parallelo a quello reale. E tutto ciò nell'indifferenza altrui. Già, l'indifferenza degli altri... Alla fine - il pendolo dell'orologio a muro aveva da poco battuto un quarto alle cinque - non resistette ed alzò la cornetta del telefono per chiamare gli uffici del guardacoste. Dopo un paio di tentativi a vuoto, una voce gutturale, vischiosa, impastata di sonno e sogni andati di traverso, finalmente si arrese e bofonchiò "Pronto". Una breve pausa, come se non sentisse nessuno dall'altra parte, poi di nuovo "Pronto, pronto, ma chi è? Pronto...". Fu a quel punto che Geoffrey ebbe l'esatta misura della sua inspiegabile condizione. Incredibile, per quanto si sforzasse di parlare, di spiegare, il centralinista, all'altro capo del filo, sembrava non udir nulla. Forse, accidenti, c'era un guasto sulla linea.
"Pronto, pronto... ma chi è, chi è?" e lui che continuava ad urlare a squarciagola: "Pronto, pronto, maledizione... mi sentite...? Sono io, Geoffrey Garland, il navigatore solitario, quello che state cercando! Volevo farvi sapere che sto bene, che a me non è mai successo niente! Niente, capito!? Ma... ma mi sentite...?". Finché, dall'altra parte, un improvviso "clic" interruppe bruscamente la comunicazione.
No, non ci poteva credere! E quello lì, poi, quel maleducato che non aveva neppure risposto, che non aveva detto una parola, neanche "Pronto"... Pazzesco. Decise di spegnere la radio. Che andasse a farsi fottere pure lei, lei e i suoi maledetti suoni, che, ormai, sembravano arrivargli sempre più vaghi, ovattati, quasi irriconoscibili sta a vedere che ci fosse qualche inconveniente pure nelle trasmissioni via etere. Fu un attimo. Mentre cercava con le dita l'interruttore ascoltò, come in mezzo alla nebbia:
"Interrompiamo le trasmissioni per comunicare una tragica notizia, appena giunta. Pochi minuti fa, al largo di Capo Horn, è stato ritrovato, dalle unità di soccorso della guardia costiera, il relitto alla deriva dell'imbarcazione a vela 'Hula-op'.
Poche miglia più in là, è stato recuperato il corpo del suo timoniere, il noto navigatore solitario Geoffrey Garland. A più tardi per ulteriori dettagli". Geoffrey si sentì, di colpo, murato vivo (vivo?) dall'aria che aveva intorno, ammesso che la respirasse ancora, si sentì come presente, come assente. Per essere sicuro - ma poi, di che cosa? - fissò se stesso nello specchio della stanza da letto. Aveva il medesimo aspetto, identico, definitivo aspetto, della notte prima. Pallido, ancora bagnato, stravolto da quella tanta, dannata acqua, aveva gli stessi occhi, la stessa barba, cresciuta neppure un po', i capelli incolti e spettinati di allora, e, nello sguardo, una smorfia di indifesa, atterrita sorpresa. Un ghigno impotente che gli era rimasto, marchiato a fuoco sul viso, da quella sua ultima, terribile notte, notte di bonaccia, poi di repentina, tremenda burrasca.
"Ma che strano", sussurrò una, due, tre volte al se stesso che, ormai, nemmeno vedeva più nitidamente nell'ovale dello specchio.
"Che strano", sembrava quasi che da allora il tempo, per lui, si fosse fermato, che per lui, da allora, fosse diventato un tempo fantasma. Peccato, proprio adesso che, laggiù, era di nuovo bonaccia, bonaccia per sempre, per sempre bonaccia. La bonaccia...

(Giuseppe Pompameo, Il navigatore solitario e la voce di Radio Horn)

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