CRONACA, LETTERARIA E NON, DELL'ANDAR PER MARE







martedì 26 febbraio 2013

Ritorni


Una sola vela, bianca in un cielo nero come volo di pipistrello. La barca arriva da lontano, viene da Sud, ha tagliato le acque del Tirreno. Porta le ansie di una navigazione tormentata e voglia di ritorno. Prua dura come lo zigomo di un boxeur, come la faccia di un pirata, come lama di coltello, come punta di arpione nel cuore di una preda. Murate muscolose, fasciame di legno coraggioso, taglio di onde, sciabolate di sale e paura dentro le rotte di marzo. Un marzo impietoso che si diverte a spegnere il sole e disegna la tela dell'inferno. Vento e tempesta, tempesta nell'anima, tempesta sul mare. Ruggiti di libeccio, una prigione d'acqua e vento. Il mare si arriccia, onde come gobbe di sapone nero.
L'uomo al timone ha lo sguardo inquieto, mai pacificato e le vene in subbuglio. Il freddo morde, entra nel cuore, taglia il viso del marinaio. Miglia e miglia di solitudine e vento, palpiti di coraggio e sussulti di paura. Mani forti al timone e occhi attenti ai colori del cielo. Squarci di azzurro e neri di burrasca, grigio di nuvole ballerine e rossi di tramonto. Una navigazione di notti e giorni, buio e luce, guizzi di sole e ombre. L'alternarsi dei sentimenti, luminosi e notturni, angelici e stregati. Ore lente come cantilene, nenie, preghiere. Grani di paura, di pentimento, di confessione. Le dita a camminare sul timone come sulla corona di un rosario.
Un'invocazione per tornare, per non morire. La Madonnina di Cetrella, la fede, un fioretto, un giuramento. La promessa di salire lassù a piedi scalzi nella piccola chiesa per il ringraziamento. Il marinaio sa che il mare è suo amico, ma non può distrarsi, deve rispettarlo. Sa che lo porterà a casa ma non può sbagliare. C'è un porto, c'è una donna, c'è l'amore. C'è una tavola con il vino e profumo di lenzuola.
L'uomo è solo nella tempesta: pensieri, speranze, ricordi. Il tempo degli errori, le rotte false, i tradimenti, le avventure, i baci rubati, i calci in faccia al destino. Anni zingari, come una sfida, come un'evasione. Anni in fuga tra le donne del porto e le navigazioni. Ora nel cuore del marinaio il desiderio del ritorno. La tremenda solitudine del mare, terribile e spaventoso. Silenzi eterni, voci di vento, graffi, frustate. Ancora il ruggito del libeccio.
Trepidazione e audacia. Mani forti al timone, la compagnia di un cane, parole mute, sguardi complici. La fedeltà di un amico e il pensiero fisso per quella donna che lo aspetta sulla banchina. Ancora mare, ancora ricordi. Quel primo sguardo alla Lanterna Verde, una sera di marzo, tra canti di rhum e voci di chitarre. Un incontro come un annuncio, un presagio, una musica improvvisa. Un suono pieno, profondo, il cuore colpito, bucato, forato.
Quella donna dalla pelle bianca come un sorriso, come l'ostia di una benedizione. Movenze altere, un'eleganza antica, il passo fatale del destino. Un pullover qualunque e negli occhi una luce irresistibile. Il marinaio di taverne e avventure si inginocchiò e le baciò la mano. Un inchino, una promessa di fedeltà, per la prima volta un giuramento vero. Dopo tante donne di una notte sola, alberghi di passaggio e amori proibiti, la necessità di un approdo per la vita. Il marinaio provò lo sconquasso del tuono, la felicità dei bambini, la passione degli adulti, la meraviglia di un orizzonte nuovo. Notti di occhi e parole, brividi nel cuore, nuovi sogni, nuovi desideri. Rossi come rose, rossi come fiamma, rossi come un'alba sulla riva. Lei bella come un canto di luna, come una promessa arrivata così, senza bussare.
Un'apparizione improvvisa. I capelli neri, lunghi, sciolti, lucenti e quello sguardo che ti prende e non ti lascia più. Come un sogno senza ritorno. Poi, di nuovo il tempo del mare e di un lavoro lontano. Ora, dopo mesi, il marinaio torna nel pieno di una tempesta. Un ritorno che sembra uscire da un libro di Conrad. Una tempesta buia. Il mare è un'altalena di gobbe nere e minacciose. Un tormento, un agguato.
La vela è una farfalla in un bicchiere di vento. Mani forti al timone. Il profumo della lontananza, il desiderio di un faro e la voglia di un letto di nozze sono più forti del libeccio. La prua supera la barriera di nebbia che copre il porto e attracca alla banchina, tra vortici d'acqua e il rumore dell'ancora che affonda. Il marinaio manovra le cime con mani robuste. Mani agili e nervose, mani attente, mani veloci. I nodi alle bitte sono uncini d'acciaio, resisteranno alle frustate del vento. L'uomo scende sull'imbarcadero a piedi scalzi, i jeans arrotolati alla caviglia e lo sguardo ad incontrare l'amore. La donna della banchina lo abbraccia e se lo porta lontano. Mani strette, mani come nodi ad annodare inverno e primavera. Sarà una notte lunga e accesa, come una fioritura, come il profumo di una nuova primavera.

(Roberto Gianani, Il profumo della lontananza)



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