CRONACA, LETTERARIA E NON, DELL'ANDAR PER MARE







domenica 11 maggio 2014

Vagare tra le onde





Sapevo che la barca di Luisa non era niente di eccezionale, un vecchio cabinato di sette metri in vetroresina che aveva comprato da poco. Un ultrausato di almeno una ventina d'anni, con le sartie rosicchiate dalla ruggine, le vele rattoppate qua e là, un timone a barra che sembrava agganciato per miracolo e gli stralli mosci come le corde di una vecchia chitarra che nessuno suona più. Luisa non era un gran che come marinaio. Il mese prima aveva preso il suo cane, una specie di pastore tedesco nano, e si era diretta a sud, verso Capo Palinuro, ma lo aveva mancato. Chissà come cavolo l'aveva tracciata, quella rotta, magari era ubriaca o aveva usato delle vecchie squadrette nautiche con le scale graduate quasi illeggibili. Di GPS, poi, neanche a parlarne. Perso il promontorio che segna il sud, aveva proseguito per ottanta miglia trovando solo mare e mare. Fino a quando, di notte, aveva visto un fuoco alto all'orizzonte. Non era il faro di Alessandria alla deriva per i mari sganciato dalla storia, era l'isola di Stromboli, che con il suo vulcano dalla cima incandescente l'aveva salvata da quel pericoloso vagare tra le onde.

(Sergio De Santis, L'opera viva)

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