CRONACA, LETTERARIA E NON, DELL'ANDAR PER MARE







giovedì 31 agosto 2017

Stromboli


Mentre ci apprestiamo a fare colazione si avvicina un gommone che ci informa che dobbiamo spostarci immediatamente. Sta arrivando la nave cisterna che rifornisce l'isola d'acqua e che deve ormeggiare proprio al molo che abbiamo di fronte. Mentre aliamo l'ancora mi informo telefonicamente su come individuare il gavitello sul quale ormeggiare. Lo troviamo facilmente. Verso le 11 raggiungiamo terra a nuoto, questa volta tutti quanti. Marco, per sicurezza, aggrappato ad un parabordo, io con una sacca stagna al seguito, Elena trascinando il sacco della spazzatura. Usciamo dall'acqua tipo Armata Brancaleone sotto gli occhi dei pochi bagnanti. L'arenile è piuttosto squallido: barche dismesse, bottiglie di plastica abbandonate e cartacce un po' ovunque. A piedi percorriamo le strette strade del paese in direzione della chiesa. D'obbligo il passaggio di fronte alla casa che ospitò, nel 1949, Roberto Rosellini ed Ingrid Bergman durante le riprese del film "Stromboli". Fu qui che cominciò la loro relazione. Una storia che contribuì a rendere l'isola famosa e che ancora oggi, insieme alla presenza del vulcano, costituisce una delle principali attrattive per i turisti. Dalla piazza di fronte alla chiesa si gode una bella veduta. Qui scambiamo qualche parola con il conducente di un'ape-taxi al quale chiediamo qualche notizia sull'isola. La sera precedente un ragazzo del posto ci aveva detto che una volta terminata l'estate la gente entra in letargo. L'unico diversivo per i pochi giovani che risiedono permanentemente a Stromboli è recarsi con il traghetto a Milazzo il sabato sera per andare in discoteca. Vita dura quella che, al di là della apparenze, ti offre quest'isola, almeno per chi ci vive tutto l'anno. Dai discorsi e dall'atteggiamento dei suoi abitanti si percepisce tutto il suo isolamento. Quel l'isolamento che, visto da un'altra prospettiva, ne determina però anche il suo fascino. Raggiungiamo nuovamente la barca a nuoto lottando contro una forte corrente che ci mette a dura prova. Nonostante ciò non desistiamo dall'idea di salire a piedi in cima al vulcano in serata. E così che alle 17.30, dopo aver pagato 28 euro a persona, ci troviamo intruppati in una delle diverse comitive dirette sulla vetta. In testa al gruppo una guida.... friulana! Ben lontani i tempi nei quali sul vulcano ci si poteva salire liberamente. Così avevo fatto nell'estate dell'84. Quella volta, in cima, eravamo al massimo una decina di persone. Noi addirittura ci dormimmo, godendoci lo spettacolo dell'eruzione fino a tarda notte. Oggi invece in alcuni giorni ci salgono fino a 500 persone. In cima ci si può restare al massimo una trentina di minuti per poi ridiscendere, incolonnati, lungo un sentiero avvolti da un polverone infernale. L'unica cosa bella rimasta è lo spettacolo davvero impressionante dell'attività del vulcano. In definitiva, tra salita e discesa impieghiamo circa 5 ore tanto che rientriamo in barca, impolverati come minatori, alle 23.30.

(Giornale di bordo)

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