CRONACA, LETTERARIA E NON, DELL'ANDAR PER MARE







domenica 29 ottobre 2017

Catrame, Canapa e Stoppa



Dal catrame e dal suo pregnante odore era facilissimo stabilire dove si trovava il cantiere e di che tipo fosse. Il catrame si faceva con legno di abete vecchio o di pino, tagliati quando erano gia' esauriti e da loro piu' non colava, vicino all'intaccatura, il liquido di resina. Il loro tronco rimaneva a lungo a cuocere o ad ardere finche' alla fine restava una materia densa e scura. E anche questa veniva poi ripulita per togliere tutte le impurita' residue. Non si puo' concepire la costruzione della piu' semplice forma di barca senza catrame. Il catrame impedisce che le tavole di legno, al caldo o all'umidita', fermentino come il vino, chiude le cavita' e arresta la marcescenza. Viene altresi' passato come un rivestimento sulle funi, soprattutto su quelle piu' spesse, e sulle doghe delle botti. Vi si aggiunge talvolta del sego o della cera per stemperarlo. Si indurisce, cioe' si solidifica facilmente e allora bisogna scioglierlo. Si ammorbidisce nel fuoco e insieme a dei rotoli di stoppa s'introduce nel fasciame e fra le costole della carena come fosse una medicina. Provoca una fiammata forte e odorosa quando si scioglie, lascia del carbone secco e leggero quando si brucia. Col catrame venivano curate la pelle e la gotta e, quant'e' vero Iddio, anche certe altre malattie che i marinai contraevano nei porti del Mediterraneo.
Anche la canapa richiede un trattamento laborioso. Anch'essa, come il materiale di legno, viene messa a bagno o a riscaldare per liberare il suo fusto dalla resina e dal grasso, a scolare e a seccare al sole come il sale; poi bisogna strofinarla e batterla come fosse una spugna, pettinarla perche' il suo fusto si ripulisca e si addolcisca per poterla infine annodare in trecce per ricavarne funi, tesserla per fare le vele. Quel che non si riesce a dipanare in bioccoli e filacci, resta come stoppa rozza e informe. La canapa si lavava di solito in acqua dolce, per non avvelenare i pesci marittimi. Nel suo fusto c'e' dell'olio e della materia che inebria, conosciuta dai tempi piu' antichi. E' stato notato che qualche volta i marinai si appoggiano al cordame e restano ad odorarlo: si direbbe che lo sorseggino, fantasticando probabilmente sul loro ritorno. 
La stoppa e' forse la componente piu' modesta dell'attrezzatura di bordo. I suoi filamenti sono di canapa o lino. Vengono lavati, asciugati, pettinati, poi lavorati a dovere. Diventano lisci e serici, bianchi come la canizie oppure si trasformano in ciocche bionde come il tabacco. Su alcuni fili, estratti dai vecchi cordami, rimane per sempre la traccia nera, del catrame. La stoppa detta marinara non ha lo stesso odore della canapa scardassata. E' ugualmente necessaria per la riparazione di un piccolo caicco come di un grosso galeone. E' in grado di tappare i buchi nelle fiancate dello scafo o le fessure nelle assicelle della coperta. Quando dall'albero si stacca un nodo essa lo rimpiazza, riempiendo lo spazio lasciato vuoto. Con la stoppa, una volta venivano puliti e lucidati non soltanto la spada o la lancia, ma anche le canne delle carabine o le bocche del cannone della nave. In tempi recenti viene sostituita dalla iuta, arriva dall'Oriente, dal lontano Bengala, che pero' non e' riuscita a soppiantarla del tutto. Per quanto sia povera e negletta, la stoppa e' sempre preziosa a colui che naviga il Mediterraneo su una barchetta insicura e logora, da un'isola all'altra.

(Predrag Matvejevic, Breviario mediterraneo)

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