CRONACA, LETTERARIA E NON, DELL'ANDAR PER MARE







mercoledì 29 maggio 2019

Argonautiche



La rupe scoscesa che dall'alto incombe
sporgendo coi suoi nudi crepacci,
si spinge dentro il mare
e di sotto, nel cavo, freme l'onda azzurra.
La' sedendo alcune fanciulle ammaliano i mortali
che all'udirle non vogliono piu' tornare.
Piacque allora a Minii di conoscere il canto delle sirene
e non vollero sottrarsi a quella funesta melodia
e dalle mani avevano gia' lasciato andare i remi 
e Aneo aveva messo la prora verso l'alto promontorio,
ma io tra le mie mani tesi la corda della lira,
infusi su ispirazione di mia madre
la piacevole armonia di un canto.
Intonavo con dolce melodia un inno divino.,
di come un tempo contesero,
per i cavalli dai piedi veloci come il turbine.
Zeus dall'alto tuono
e il marino scuotitore della terra
adirato con il padre Zeus il signore dalla nera chioma
percosse la terra Licaonia col suo tridente d'oro
e la disperse celermente sul mare infinito
per formare le isole marine che hanno nome
Sardegna, Eubea e poi ancora Cipro ventosa.
Allora al suono della mia cetra stupirono le sirene
dall'alto della rupe cessarono il loro canto.
Si lasciarono cadere di mano
l'una il flauto l'altra la lira,
ed emisero angosciosi gemiti
perche' era giunto il triste destino della morte fatale.
Dalla rupe scoscesa si gettarono
nell'abisso del mare ondoso.
E in pietra mutarono il corpo e la loro fiera bellezza.

(Argonautiche orfiche, 1265-90)

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