CRONACA, LETTERARIA E NON, DELL'ANDAR PER MARE







sabato 21 marzo 2020

Arrivando a Paamiut


L'iceberg e' grande e maestoso.  Ora che siamo fuori del pack la leggera ondulazione del mare che si avverte appena ne sciacqua i fianchi azzurri traslucidi: sembra un'enorme roccia immobile. In realta' seppur lentamente si muove anche lui. E' di un biancore accecante nella luce del sole splendente nell'aria assolutamente tersa, abbagliante, sembra fatto di luce e neve appena caduta. Ha I fianchi tagliati di netto come se si fosse appena spezzato. Lascia senza fiato: la sua realta' e' talmente insolita ai nostri sensi da rendere difficile coglierne le reali dimensioni.  E pertanto e' li', duro come un enorme pezzo di vetro smerigliato, indifferente alla nostra presenza, splendido nella sua luminosita', impegnato in un viaggio di cui lui solo conosce la meta e lo scopo, infinitamente piu' vecchio e superiore alle transienti deboli creature che lo avvicinano. Gli giriamo intorno scattando infinite fotografie alle sue forme che cambiano radicalmente con il variare della prospettiva: e' il nostro primo e facciamo fatica a distaccarcene! Un po' come il primo amore,  ancora adesso riguardandone le foto mi pare il piu' bello! Davanti al porto di Paamiut incontriamo gli ultimi iceberg del giorno fermi proprio dove giace arenato, a perenne monito dei naviganti, il relitto di un grosso peschereccio dalle finestre vuote come occhiaie di un teschio, bruciato e affondato li' chissa' quanto tempo fa. 

(Giovanni Acquarone e Salvatore Magri, Senza bussola fra i ghiacci)

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