Nella notte mi sono svegliato più volte. Il fatto di dovere partire presto per essere a Fiumicino alle 10 a prendere Tania mi ha reso il sonno leggero. C’è anche stato vento e ha piovuto. Come peraltro ha continuato per tutta la giornata. Mi sono alzato alle 6. A quell’ora Tania mi ha telefonato che era già salita sull’aereo. Ho lasciato Punta Ala alle 7 e sono arrivato all’aeroporto con un po’ di anticipo rispetto all’orario in cui era previsto l’atterraggio del volo della MEA. A Fiumicino c’era un sacco di traffico. Cosa alla quale non sono più abituato. È trascorsa solo una settimana da quando Tania era partita per Beirut dove è andata a trovare sua madre, ma a me è parso un secolo. Ormai, vivendo sempre in simbiosi, ogni sua assenza è una vera mancanza. E la cosa è reciproca. Sorvolando l’Egeo mi dice di aver riconosciuto tutti i luoghi nei quali abbiamo navigato negli ultimi anni. Le isole, le baie, i vari passaggi tra le une e le altre. Tanto che non ha resistito dal fare un sacco di foto mentre li sorvolava. L’anno prossimo, se il diavolo non ci mette la coda, saremo nuovamente lì. Sulla strada del ritorno da Roma ci siamo fermati a Montemerano. Il tempo di lasciare i suoi bagagli e poi fare un po’ di spesa. A Punta Ala diluviava. Abbiamo pranzo alle 17, riscaldando delle lasagne e poi ci siamo goduti il resto del tempo al calduccio, con il rumore delle gocce di pioggia che battevano sulla tuga e del vento che soffiava tra le sartie. È bello essere di nuovo insieme.
(Giornale di bordo)

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