CRONACA, LETTERARIA E NON, DELL'ANDAR PER MARE







giovedì 22 luglio 2010

La voce interiore


Ad Anders e Agathe sembrava che un frastuono si fosse staccato da loro e volato via.
Quando erano svegli vedevano fra i lembi scostati il gioco amabile della vita, il mare d'un azzurro bronzeo, e le vele colorate delle barche che entravano e uscivano dal porto si gonfiavano come le penne calde dei grandi uccelli esotici.
Di quel mondo nuovo non capivano niente, e tutto era come le parole di una poesia.
Come nomadi, in apparenza. In verita' spinti dall'inquietudine di trovare un luogo degno di viverci e di morirci.
Molte cose erano belle, lusingavano, trattenevano. Ma in nessun posto la voce interiore diceva: siamo giunti.
Il sovrumano e' bene l'ampiezza dello slancio nella linea dei contorni; quel largo gesto sicuro, abbracciante? Oppure soltanto l'immenso deserto del colore turchino cupo, estraneo alla vita?
Il mare in estate e l'alta montagna in autunno sono le due grandi prove dell'anima. Nel loro silenzio v'e' una musica piu' alta d'ogni altra musica terrena; v'e' un tormento delizioso nell'impossibilita' di seguirla, di allargare il ritmo dei gesti e delle parole fino a che s'inseriscano nel suo; gli uomini non possono mettersi al passo col respiro degli dei.
La grande prova era sempre il nuovo mare.
(Robert Musil, L'uomo senza qualita' - Il viaggio in paradiso)

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