La barca si chiama Maia, e' piccola, tre metri, quanto basta per spingersi al largo con la vela bianca - il velo di Maia, il barbaglio accecante che in certi meriggi trema nell'aria e sull'acqua e' l'ultimo velo che nasconde il puro presente delle cose, forse e' gia' quel puro presente. La vela che scivola sul mare s'infila in una fessura dell'orizzonte e cade in un azzurro lattiginoso senza sponde, le estati si dilatano e si rapprendono, il tempo s'arrotonda come un vetro nell'acqua.
(Claudio Magris, Un'altro mare)
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