CRONACA, LETTERARIA E NON, DELL'ANDAR PER MARE







giovedì 23 giugno 2011

Prosa



Allora, nella spiaggia il cui unico rumore erano le onde o il vento che passava alto come un grande aeroplano inesistente, mi abbandonavo ad un nuovo tipo di sogni: cose informi e soavi, meraviglie dell'impressione profonda, senza immagini, senza emozioni, pulite come il cielo e le acque, che vibravano come i flutti di un mare che si erge dal fondo di una grande verita', tremulamente, di un obliquo azzurro in lontananza che nell'avvicinarsi diventa verde con trasparenze di altri toni verde-sporchi, e dopo aver infranto stridendo le mille braccia sfatte e averle allungate in sabbia bruna e spuma sbavata, congregando in se' tutte le risacche, i ritorni alla liberta' dell'origine, la divina nostalgia, le memorie, come questa che senza forma non mi duoleva: nostalgia di uno stato anteriore, felice perche' buono o per qualcos'altro, un corpo di nostalgia con anima di spuma, il riposo, la morte, il tutto o il niente che come un grande mare circonda l'isola di naufraghi che e' la vita.

(Fernando Pessoa, Prosa di vacanze)

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