CRONACA, LETTERARIA E NON, DELL'ANDAR PER MARE







venerdì 25 gennaio 2013

Dove finisce il mare


A piedi nudi, i pantaloni arrotolati in su per non bagnarli, un quadernone sotto il braccio e un cappello di lana in testa. Leggermente chinato in avanti, guardava: per terra. Studiava l’esatto punto in cui l’onda, dopo essersi rotta una decina di metri più indietro, si allungava - divenuta lago, e specchio e macchia d’olio - risalendo la delicata china della spiaggia e finalmente si arrestava - l’estremo bordo orlato da un delicato perlage - per esitare un attimo e alfine, sconfitta, tentare una elegante ritirata lasciandosi scivolare indietro, lungo la via di un ritorno apparentemente facile ma, in realtà, preda destinata alla spugnosa avidità di quella sabbia che, fin lì imbelle, improvvisamente si svegliava e, la breve corsa dell’acqua in rotta, nel nulla svaporava. […] vedete lì, dove l’acqua arriva… sale sulla spiaggia poi si ferma… ecco, proprio quel punto, dove si ferma… dura proprio solo un attimo, guardate, ecco, ad esempio, lì… vedete che dura solo un attimo, poi sparisce, ma se uno riuscisse a fermare quell’attimo… quando l’acqua si ferma, proprio quel punto, quella curva… è quello che io studio.  Dove l’acqua si ferma. […] Lì finisce il mare.

(Alessandro Baricco, Oceano mare)

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