La Solitudine si trova nel mar Glaciale Artico, al centro del mare di Kara. Quest'isola fa pienamente onore al suo nome: è desolata e fredda, stretta, in inverno, in una banchisa di ghiaccio. La temperatura media annuale è di 16 gradi sotto zero; in piena estate, qualche volta, il termometro sale appena sopra lo zero. Qui non vive nessuno. Una vecchia stazione meteorologica giace sprofondata nella neve; gli edifici abbandonati, con vista sul sottile cordone litoraneo, dietro la palude ghiacciata, dormono nel ventre della baia. Viene ritrovata una vertebra cervicale appartenente a un rettile preistorico. Qualche anno più tardi, un sommergibile della marina militare tedesca spara granate sulla stazione, distrugge le baracche, uccide la guarnigione: "l'Operazione Paese delle Meraviglie" spara sulla Solitudine: è una delle ultime azioni di questo commando. Durante la guerra fredda la stazione polare viene ricostruita e diventa una delle più grandi dell'Unione Sovietica. Il nome di battesimo che il capitano Tromso aveva dato a questo fazzoletto di terra è dimenticato, l'isola della Solitudine diventa in russo l'isola del Ritiro. Il suo visitatore, adesso, non è più un prigioniero, bensì un eremita, che sconta in silenzio i suoi anni nel deserto di ghiaccio, fino al momento in cui potrà tornare sulla terraferma, da santo. Nella baracca verde di legno ci sono i viveri rimasti, congelati, ghiacciati, come le apparecchiature per la misurazione della pressione atmosferica, della temperatura, della direzione del vento, delle radiazioni cosmiche e dell'altezza delle nuvole. L'imbuto per la raccolta delle precipitazioni è sepolto sotto la neve. Alla parete con le palme disegnate è appeso un ritratto di Lenin con il pizzetto. Nel diario di bordo sono accuratamente riportati i lavori di manutenzione svolti, il livello dell'olio e della benzina delle singole macchine. L'ultima annotazione fuoriesce dalle colonne, con il pennarello rosso c'è scritto : "23 novembre 1996. Oggi è arrivato l'ordine di evacuazione. L'acqua è stata fatta defluire, il generatore diesel è spento. La stazione è..." L'ultima parola non è leggibile. Benvenuti nella Solitudine.
(Judith Schalansky, Atlante delle isole remote)
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