CRONACA, LETTERARIA E NON, DELL'ANDAR PER MARE







lunedì 15 dicembre 2014

L'Isola del Ritiro



La Solitudine si trova nel mar Glaciale Artico, al centro del mare di Kara. Quest'isola fa pienamente onore al suo nome: è desolata e fredda, stretta, in inverno, in una banchisa di ghiaccio. La temperatura media annuale è di 16 gradi sotto zero; in piena estate, qualche volta,  il termometro sale appena sopra lo zero. Qui non vive nessuno. Una vecchia stazione meteorologica giace sprofondata nella neve; gli edifici abbandonati, con vista sul sottile cordone litoraneo, dietro la palude ghiacciata, dormono nel ventre della baia. Viene ritrovata una vertebra cervicale appartenente a un rettile preistorico. Qualche anno più tardi, un sommergibile della marina militare tedesca spara granate sulla stazione, distrugge le baracche, uccide la guarnigione: "l'Operazione Paese delle Meraviglie" spara sulla Solitudine: è una delle ultime azioni di questo commando. Durante la guerra fredda la stazione polare viene ricostruita e diventa una delle più grandi dell'Unione Sovietica. Il nome di battesimo che il capitano Tromso aveva dato a questo fazzoletto di terra è dimenticato, l'isola della Solitudine diventa in russo l'isola del Ritiro. Il suo visitatore, adesso, non è più un prigioniero, bensì un eremita, che sconta in silenzio i suoi anni nel deserto di ghiaccio, fino al momento in cui potrà tornare sulla terraferma, da santo. Nella baracca verde di legno ci sono i viveri rimasti, congelati, ghiacciati, come le apparecchiature per la misurazione della pressione atmosferica, della temperatura, della direzione del vento, delle radiazioni cosmiche e dell'altezza delle nuvole. L'imbuto per la raccolta delle precipitazioni è sepolto sotto la neve. Alla parete con le palme disegnate è appeso un ritratto di Lenin con il pizzetto. Nel diario di bordo sono accuratamente riportati i lavori di manutenzione svolti, il livello dell'olio e della benzina delle singole macchine. L'ultima annotazione fuoriesce dalle colonne, con il pennarello rosso c'è  scritto : "23 novembre 1996. Oggi è arrivato l'ordine di evacuazione. L'acqua è stata fatta defluire, il generatore diesel è spento. La stazione è..." L'ultima parola non è leggibile. Benvenuti nella Solitudine.

(Judith Schalansky, Atlante delle isole remote)

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