CRONACA, LETTERARIA E NON, DELL'ANDAR PER MARE







mercoledì 15 novembre 2017

Lakka


Ieri sera, dopo aver spento la luce, mentalmente ho fatto il solito riesame dell'ormeggio prima di addormentarmi. La catena dell'ancora e' ben tesa. Ne ho filati quasi trenta metri su un fondale che varia dai 4 agli attuali 2 metri sotto Habibti. Le cime d'ormeggio sono a posto. Il vento da sud mi allontana dalla banchina e non sono previsti cambiamenti di direzione durante la notte. Tutto in regola per un sonno tranquillo. Il suono della pioggia che incessantemente batte sulla tuga e' addirittura piacevole e mi fa apprezzare ancora di piu' il calore del piumino. Mi addormento. Poi, improvvisamente, verso le due di notte mi sveglia un tuono piu' forte degli altri. Dall'osteriggio della cabina vedo il cielo illuminarsi a giorno a causa dell'ennesimo lampo. Spero solo che l'albero di Habibti non funga da parafulmine in questo delirio di luci e di suoni. Mentre sto pensando a tutto cio', con tutti i sensi all'erta, sento una botta provenire da poppa. Mi fiondo in pozzetto e vedo la parte di dritta dello specchio di poppa appoggiato sulla banchina. L'ancora ha mollato e il livello dell'acqua e' salito fino a coprire una parte del pontile. Non sto ad interrogarmi troppo sui come e sui perche' e accendo immediatamente il motore mettendo la marcia in avanti. La barca non si muove. Allora salto sulla banchina lasciando la marcia ingranata e con tutta la mia forza comincio a spingere facendo forza sullo scafo. La barca finalmente si disincaglia e non so come riesco a fare in tempo a saltare a bordo prima che si allontani nuovamente trattenuta dalle cime d'ormeggio. Sono in boxer e maglietta, zuppo d'acqua, intorno, tranne nel momento in cui i lampi rischiarano la baia, e' buio pesto. Non indugio e mollo le due cime a poppa recuperando al contempo l'ancora con il telecomando. Raggiungo il centro della baia e do fondo. Ulteriore smotorata in retromarcia per accertarmi che l'ancora abbia agguantato a dovere e una volta controllato il danno con la frontale rientro in barca. L'equipaggio mi guarda con gli occhi strabuzzati. Non ha avuto il tempo di accorgersi di che cosa sia successo esattamente. Fortunatamente il danno e' lieve, anche merito della robustezza dello scafo Hallberg Rassy in quel punto. Tranquillizzati gli animi a bordo me ne ritorno a letto. Per scaldarmi accendo il webasto, oltre a mettermi un maglione e le calze di lana. Ho i piedi gelati. Fatico a riaddormentarmi. L'adrenalina deve essere ancora in circolo. Poi, piano piano, il sonno ha il sopravvento. Al mattino, seppure il cielo sia ancora grigio scuro, tutto e' piu' calmo. Rinuncio a spostarmi a Gaios. Continua ad esserci vento forte da sud-est e temo che nello stretto canale si incanali prendendo ulteriore forza. L'esperienza della notte scorsa mi e' bastata e non ho voglia di cercare altre possibili complicazioni. Ed e' cosi' che trascorriamo l'intera giornata in rada immersi nelle nostre conversazioni e in varie letture. Domani il vento dovrebbe calare leggermente e potremmo attraversare il tratto di mare che ci separa da Nysos Sivota.

(Giornale di bordo)

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