CRONACA, LETTERARIA E NON, DELL'ANDAR PER MARE







domenica 4 marzo 2018

Mourtos - Preveza


Decidiamo di partire presto, declinando l'invito a colazione sulla loro barca fattoci la sera precedente da Mandy e Tim. Vorremmo raggiungere Preveza nel pomeriggio in modo da poter entrare nel canale con la luce del giorno e possibilmente visitare la città. Attraverso con estrema prudenza, procedendo a passo di lumaca, lo stretto canale che separa Ay Nicolaos dalla terra ferma. La profondità massima è di 2 metri, giusto il pescaggio di Habibti. Ricordo di averlo già percorso senza problemi con Nausicaa alcuni anni fa. Il fondale è di fango ed alghe. L'unica accortezza da adottare è quella di attraversarlo esclusivamente con mare totalmente calmo, come è il caso di questa mattina. Ripreso il mare aperto ci ritroviamo con una fastidiosa onda al traverso che non ci abbandonerà durante tutte le 35 miglia che percorriamo per raggiungere Preveza. Il vento soffia da nord-ovest e purtroppo non è sufficiente a far avanzare la barca con le vele ad una velocità che sia accettabile. Solo verso le due e mezza del pomeriggio il vento rinforza e possiamo finalmente spegnere il motore. Lo riaccendiamo all'ingresso del canale segnalato da boe rosse e verdi che conduce nel tratto di mare interno prospiciente la cittadina. Il canale è costantemente dragato ed ha una profondità tra i 6 e gli 8 metri. Lasciamo a dritta il Marina Cleopatra, stipato di barche a vela e a motore che qui trascorrono l'inverno, e ci prepariamo a dar fondo all'ancora per ormeggiare di poppa alla banchina comunale. Tuttavia, al momento di attivare il verricello questo non funziona. Penso immediatamente al fusibile che effettivamente risulta essersi bruciato. Provvedo a sostituirlo, e dieci minuti più tardi siamo ormeggiati. Essendo domenica, bar e ristoranti sono affollati e sul lungomare c'è un discreto via vai di gente. Non mancano cani e gatti che se ne vanno liberamente a zonzo tra i tavolini. Proprio alle nostre spalle c'è una taverna aperta che ci ispira. Ci sediamo a tavola, affamati, che sono le 17.30. Ordiniamo triglie fritte e un'orata alla griglia accompagnata da un'insalata verde e patatine fritte. Una delizia. Parlando con il cameriere, un ragazzo che sta studiando all'istituto nautico, ci dice di essere stato a Beirut imbarcato su un cargo, nel 2012. Purtroppo durante tutta la settimana nella quale la nave è stata in porto, per motivi di sicurezza non gli era stato concesso di scendere a terra. Un vero peccato per lui conoscendo la piacevolezza di quella città. Un pensiero che tuttavia abbiamo evitato di esternargli. Oltre al danno, sarebbe stato ingiusto ricevere anche la beffa.

(Giornale di bordo)

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