CRONACA, LETTERARIA E NON, DELL'ANDAR PER MARE







domenica 29 aprile 2018

Kastos - Messolonghi


Verso le 6 del mattino sento un gran vociare in banchina. Il vento è rinforzato e la barca dei due gallesi è scaduta su quella degli inglesi. Mi affaccio e assisto allo scontro tra le reciproche signore. La dama inglese, nel tentare di convincere gli altri sudditi di Sua Maestà a legare la loro cima ad un anello un poco più sopravvento in modo da far distanziare leggermente le due barche, a fronte del rifiuto dell'altra, perde completamente il suo "aplomb" britannico. Partono una serie di "fuck" di qui e "fuck" di là che pare di trovarsi improvvisamente in una bettola dei bassifondi di Bristol, con gli stessi reciproci mariti che si guardano impotenti. Confesso che un po' me la rido sotto i baffi. In fondo, penso, questi "brits" hanno un anima anche loro! Ne approfitto per vedere quali aggiornamenti da il meteo. Viene riportato vento forte da est con intensificazione nei giorni successivi. Domani dovrebbe anche piovere un poco. Non è il massimo. Seguendo il nostro programma dovremmo prenderlo al traverso ma, nel caso decidessimo di non fermarci a Petalas e proseguire è quasi scontato che nel golfo di Patrasso ci troveremo vento e onda dritti sul muso. Appena partiti prendo subito una mano di terzaroli. Habibti viaggia un po' sbandata ma il timone è leggero. Verso le 11 l'anemometro segna 30 nodi. Filiamo come schegge. Lasciamo gli isolotti di Drakonera, Provati e Pontikos a sinistra e a mezzogiorno siamo già al traverso di Petalas. Dato che il vento nell'ultimo tratto è diminuito un poco ed è ancora presto decido di proseguire. Ci teniamo alla larga dei bassi fondali che ci sono in corrispondenza della foce del fiume ed entriamo nel canale che separa l'isola di Oxia dalla terraferma. Qui il vento si incanala ed inevitabilmente aumenta nuovamente di intensità. Continuiamo a tenerci alla larga dei bassi fondali che delimitano la laguna e una volta raggiunta una profondità di sicurezza mettiamo la prua in direzione di Messolonghi. Il vento soffia nuovamente sui 30 nodi e l'onda alta è esattamente di prua. A motore, tenendo questa rotta, la barca fa meno di due nodi e soffre molto. Inoltre le miglia in linea retta per Messolonghi sono ancora una quindicina. A questo punto si presentano due possibilità: la prima è di tenere l'onda al mascone e proseguire a vela, bordeggiando e allungando notevolmente la strada, la seconda, più comoda, è fare dietro front e trovare un ridosso da qualche parte. Approfitto della presenza a bordo di mia madre ottanduenne e opto per la seconda. Ed è così che una ventina di minuti più tardi diamo fondo in una piccola baia senza nome proprio di fronte la parte orientale di Oxia. Verso sera il vento diminuisce e sul plotter vedo l'AIS di un paio di barche a vela che stanno risalendo in direzione di Patrasso poco a sud di Oxia. Ciò significa che le condizioni del mare sono migliorate. Così riprendiamo la navigazione. Fino al tramonto si procede bene, tanto che ci prendiamo anche un aperitivo in pozzetto. Con il buio, invece, il vento rinforza nuovamente con raffiche fino a 33 nodi e con lui anche l'onda. Comunque ormai siamo in ballo, e poi mancano solo poche miglia all'ingresso del canale dragato che conduce a Messolonghi. A tale proposito, sul portolano c'è scritto che percorrerlo nelle ore notturne non è agevole in quanto le luci che lo delimitano si confondono facilmente con quelle sulla terraferma. Ed in effetti è proprio così. Mentre non abbiamo nessuna difficoltà ad individuare le due luci, rossa e verde, che ne indicano l'accesso, una volta superate, tutto diventa più complicato. D'altra parte non intendo fare pieno affidamento al plotter cartografico. Nei giorni scorsi, infatti, ho notato che  a volte non è estremamente preciso. Pertanto non mi resta che ignorare vento e onda, in questo momento non indifferenti, e sgranare per bene gli occhi alla ricerca delle successive luci di segnalazione. Con fatica, proprio mentre lo strumento della profondità mi segnala 1,5 metri, riesco ad individuare le prime due. Sono quei momenti in cui non bisogna perdere la calma. Corretta immediatamente la rotta, sempre procedendo in modo lentissimo, la profondità ritorna nuovamente a 6 metri. Non nascondo dentro me stesso un sospiro di sollievo, anche perchè ormai ho individuato la direzione corretta da seguire. Superata la strettoia, che costituiva il passaggio più delicato del canale a quest'ora di notte, esso si allarga e più agevolmente raggiungiamo l'ampio bacino dove si trovano il Marina e la banchina commerciale. Diamo fondo di fronte a quest'ultima. Si è fatta mezzanotte, siamo stanchi, ma ormai al sicuro. E così mi metto ai fornelli e ceniamo all'una di notte. Intanto domattina si dorme!

(Giornale di bordo)

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