CRONACA, LETTERARIA E NON, DELL'ANDAR PER MARE







lunedì 9 luglio 2018

Dhokos - Poros


Quando usciamo in pozzetto, verso le 9, la barca francese ormeggiata con le cime a terra davanti a noi se ne era già andata, "000" avendo recuperato le sue cime a terra era alla ruota, la banda di uruguayani stava salpando ed i nostri nonnetti tedeschi se la stavano ancora dormendo alla grande. Facciamo una rapida colazione e partiamo. Siamo stati bene in questa piccola insenatura da sogno. Prima di puntare verso est facciamo un rapido giro della baia. Dal lato opposto a quello dove abbiamo trascorso la notte sono ormeggiate diverse barche. Poco più in alto, sulla collina retrostante, si intravede una casa bianca, forse si tratta della taverna di cui parla il portolano. Il tratto fino a Capo Sykli lo percorriamo a vela, procedendo di bolina. Un lungo bordo verso la terraferma, poi uno più breve puntando verso Idra in direzione della baia di Mandraki ed infine un altro lungo bordo fino ad un miglio ad ovest del capo stesso. In questo tratto incrociamo decine di charter che scendono da Poros verso Idra o in direzione di Ermioni e Spetses. La maggior parte viaggia a motore, pur essendoci un bel vento fresco che potrebbe spingerle comodamente al gran lasco. Poco prima del capo incrociamo un barca a vela che, navigando a motore sta trainando un ragazzino con una tavola ai piedi. Riesce a fare anche delle belle evoluzioni. Superiamo, anche noi a motore, il passaggio tra Kelivini e Spatzi e alle 15 raggiungiamo Poros. Siamo incerti se dirigerci verso il pontile dove ci eravamo ormeggiati alcuni giorni fa o se ormeggiare alla banchina nel canale. Optiamo per la seconda soluzione individuando un posto accanto ad una barca a vela italiana immatricolata come Habibti a Roma e con lo scafo rosso. Il vento è al traverso e la corrente del canale non aiutano nella manovra. Facciamo un rapido giro di ricognizione, diamo fondo e inserisco la retro. Cerco di tenermi sopravvento in modo di non scadere sulla barca che si trova già ormeggiata, ma do troppo poco motore e retrocedo troppo lentamente. Il risultato è che le scado contro che sono ancora troppo lontano dalla banchina per poter gettare le cime. Non mi resta che mettere nuovamente la marcia in avanti e ripetere la manovra, ma esito quel tanto e il vento, inesorabile,  mi intraversa la prua. Il risultato è che, allontanandomi, tocco leggermente l'angolo di poppa a dritta contro il musone della barca ormeggiata. Sento un sinistro "clack clack clack", oltre all'urlo: "DAI MOTOREEE", del proprietario della barca stessa, comprensibilmente contrariato. Insomma, la faccio breve: manovra scazzata e figura leggermente di "m....". Una volta recuperata l'ancora controllo se ci sono stati danni. Noi niente. Solo una cucitura del copri anulare strappata e l'asta IOR gonfiabile un po' fuori posto. Mi avvicino alla barca di cui sopra e chiedo se loro hanno avuto qualche problema. Niente anche loro. Ripeto la manovra che questa volta va a buon fine. Ormeggiata la barca mi scuso con il mio vicino e ci presentiamo. Si chiama Toni e la sua compagna Sabrina. Lo invito a bersi una birra con arak a bordo. Ed è così che facciamo conoscenza. Una mezz'oretta dopo mi aiuta a contenere un enorme Beneteau Sense 51 che mi scade contro, dopo aver dato fondo all'ancora sopra alla mia catena. Toni, concitato almeno quanto me, gli urla più volte di ripetere la manovra. Inizialmente il tedesco che è al timone sembra fregarsene alla grande, poi, visto che ha la barca intraversata e non riesce a gettare le cime a terra, si decide a recuperare la catena. Miracolosamente non speda la mia ancora. Anche per lui il secondo tentativo si conclude felicemente e facciamo pace, considerate le urla che gli avevamo rivolto due minuti prima. Con Toni, spirito libero, restiamo a parlare e bere birra e vino fresco tutto il pomeriggio. Ci racconta che da alcuni anni, per sei mesi l'anno, vive in Brasile e che l'estate naviga in Grecia lasciando la barca a svernare presso il cantiere di Koroni, a nord di Lavrion. Mi da alcuni utili consigli su come effettuare alcune manovre in caso di emergenza, su alcuni buoni ancoraggi e sulle localita' da non perdersi nella Grecia settentrionale, che conosce bene. Scambiamo anche due parole con un altro italiano che incontriamo sulla banchina. E' Stefano, attempato romagnolo "doc", che ha casa e barca a Poros e con una pettinatura che lo rende praticamente l'alter ego di Riccardo Fogli.  Dopo un po' ci raggiunge anche Sabrina e la sera finiamo con il cenare tutti insieme in una taverna sul porto. Rientriamo in barca che è quasi mezzanotte. 

(Giornale di bordo)

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