CRONACA, LETTERARIA E NON, DELL'ANDAR PER MARE







martedì 3 luglio 2018

Porto Cheli - Khaidhari



Ci svegliamo con tutta calma che la baia è ancora deserta. Mentre facciamo colazione in pozzetto arrivano prima uno, poi due, poi tre charter della stessa compagnia. Devono essere alcune delle barche che ieri avevamo visto ormeggiate davanti all'hotel stile sovietico dal quale proveniva la "boom boom music". Riconosco le bandiere che le contraddistinguono. I loro equipaggi, compresi gli skipper che si distinguono in quanto indossano una t-shirt rossa, sono tutti giovanissimi e a bordo imperversa lo stesso frastuono musicale del giorno prima. Dopo un'oretta, tra risate e schiamazzi, l'allegra compagnia se ne parte in direzione di Spetses. La stessa rotta viene seguita dalla totalità delle altre barche che escono da Porto Cheli. Noi, invece, prendiamo la direzione opposta risalendo il Golfo Argolico verso Navplion. In questo tratto di mare il numero delle imbarcazioni che incrociamo diminuisce notevolmente rispetto ai giorni precedenti. Solo un paio di barche a vela che scendono verso sud e altre due, di cui una con bandiera italiana, che attraversano il golfo da est ad ovest. Verso le 13, come ormai accade ogni giorno in questo periodo, alla calma piatta subentra un vento fresco meridionale. Montiamo il gennaker e Habibti viaggia, con la randa abbassata, a quasi 7 nodi di velocita'. Un'ora dopo abbiamo Nisos Ipsili al traverso. Tra quest'ultima e l'isolotto di Plateia incrociamo un'altra barca a vela questa volta proveniente da ovest e diretta a Khaidhari. Intanto il vento rinforza fino a 15 nodi. Al traverso del fiordo di Khaidhari, dove anche noi intendiamo trascorrere la notte, cambio mura e con un veloce traverso vi entriamo poco dopo. All'ingresso della stretta e lunga baia vi sono, sui rispettivi lati, una chiesetta bianca e i ruderi di una fortezza veneziana. Diamo fondo nell'angolo meridionale dell'insenatura accanto ad una vecchia e un po' malandata barca in legno blu con le vele in tela dalla quale ci attendiamo di vedere uscire da un momento all'altro Jack Sparrow in persona. Accanto a noi ci sono anche un ketch e un'altra barca a vela di tedeschi, quella dei francesi che avevamo incrociato poco prima e che abbiamo preceduto di poco e una decina di barche stanziali ormeggiate a dei gavitelli. La baia è separata da una retrostante laguna che si estende all'interno per alcuni chilometri da una passerella in cemento piuttosto malandata lunga una cinquantina di metri. Questa unisce anche le due rive opposte. Non volendo gonfiare il tender per scendere a terra decidiamo di raggiungere a nuoto la riva più vicina portando i nostri abiti nella sacca stagna e poi, attraversando la predetta passerella, raggiungere l'abitato. E così, dopo una decina di minuti, il tempo per prepararci, siamo sulla terraferma, poco distanti da un piccolo gozzo che un signore sta ridipingendo. Mentre ci stiamo asciugando al sole in attesa di vestirci il signore in questione a gesti e parlando in greco ci fa capire che deve allontanarsi brevemente per andare a casa a prendere dell'altra vernice e ci chiede di controllare che nessuno porti via il suo materiale. Naturalmente acconsentiamo, anche se non capiamo chi possa portargli via qualcosa visto che, a parte quattro cagnolini randagi pulciosi e spelacchiati in cerca di coccole, nei paraggi non si vede proprio nessuno. Ma la vera sorpresa, e seguente delusione, giunge nel momento in cui poco più tardi, una volta raggiunta la passerella che avrebbe dovuto permetterci di passare sull'altra sponda e raggiungere l'abitato scopriamo non solo che essa è inaccessibile a causa di un cancello chiuso con un catenaccio, ma che oltre al cancello vi sono un paio di cani che appena ci vedono cominciano a ringhiare. Inoltre, seduto accanto ai cani c'è un tipo dall'aria dimessa e poco socievole, che soprannomineremo "Caronte" che, pur avendo capito la nostra intenzione di raggiungere l'altra riva, non fa la minima mossa né per fare tacere i cani né per venirci ad aprire il cancello di cui immagino abbia le chiavi. La nostra missione fallisce pertanto miseramente. Giusto per non tornare subito sulla barca facciamo due passi fino ad una non lontana chiesetta, l'unica cosa che c'è su questa riva desolata, sempre seguiti dai cuccioli scodinzolanti. Tornati a nuoto su Habibti, lo scorno finale lo riceviamo quando vediamo che "Caronte" si alza dalla sedia, attraversa lentamente la passerella, raggiunge il cancello che ci aveva respinto, lo apre senza una ragione evidente, poco dopo lo richiude e ritornando su i suoi passi torna a sedersi sulla sua sedia. A questo punto, confesso,  ho pensato: "Ma che gli venga .....!!!". In ogni caso, nonostante la nostra missione impossibile, la giornata è stata piacevole, sia per la bella navigazione che per il fatto che questa parte del Golfo Argolico non è molto frequentata, nemmeno in questa stagione. Oggi le miglia percorse, quasi tutte a vela, sono state circa una ventina.

(Giornale di bordo)

Nessun commento:

Posta un commento