CRONACA, LETTERARIA E NON, DELL'ANDAR PER MARE







mercoledì 3 aprile 2019

Mavi Koy Marina (Avsa Adasi)



Guardando le previsioni oggi dovrebbe più o meno replicarsi lo stesso scenario di ieri. Vale a dire vento sui 20-25 nodi fino a metà giornata con un deciso aumento in serata. Si pongono quindi due alternative: o ci spostiamo subito raggiungendo il porto di Marmara, sull'omonima isola, che dista una decina di miglia, oppure ce ne stiamo fermi qui un'altro giorno e andiamo a visitare l'azienda vinicola Buyulubag, di cui abbiamo comprato ieri in paese un paio di bottiglie di Sauvignon bianco che non è niente male. Ma al di là di ciò che alla fine decideremo mi assaporo il gusto di non essere, una volta tanto, ostaggio del tempo. E' così che si dovrebbe poter sempre navigare. Spostandosi con calma, senza pianificazioni stringenti. Ne guadagnerebbe in primo luogo la sicurezza. In realtà non mi posso lamentare per come in questo periodo riesco a gestire il tempo dedicato a navigare e quello consacrato al lavoro, ma non vedo l'ora di poterci trasferire a vivere in barca per lunghi periodi, senza costrizioni di sorta. Quando propongo a Tania la scelta tra Marmara Adasi e la visita all'azienda vinicola non ci sono titubanze. In men che non si dica ha già recuperato su internet il numero telefonico e sta già parlando con un responsabile dell'azienda per prendere un appuntamento per una visita. Solo alla fine della telefonata realizza che il numero con cui sta parlando è quello della sede amministrativa di Istanbul. L'interlocutore però è gentilissimo e ci dice che avvertirà lui l'azienda ad Avsa Adasi e, fattosi spiegare dove ci troviamo, ci dice che provvederà lui affinchè ci vengano a prendere. Come si dice? Troppa grazia Sant'Antonio!! In realtà non abbiamo molta voglia di restare in barca ad aspettare, anche perchè non abbiamo alcuna idea a che ora possano venirci a prendere. Verso le 10, quindi, ci incamminiamo verso il paese decisi, oggi, di raggiungerlo a piedi per fare un po' d'esercizio. Mentre camminiamo, dopo una decina di minuti, il conducente di un auto ci chiede se vogliamo un passaggio. Anche se non ci sembra gentile, rifiutiamo, ringraziandolo e facendogli segno con le dita che preferiamo andare a piedi. In una quarantina di minuti raggiungiamo il paese e chiediamo informazioni a due signori su dove si trovi l'azienda che stiamo cercando. Ci dicono che è a circa tre chilometri fuori dal paese e ci indicano la strada per raggiungerla. Poi uno dei due ci chiede: "Di dove siete?". E noi: "Italiani". Quindi ci guarda con un sorriso e tutto fiero per le sue conoscenze linguistiche ci fa: "Kalimera!". Camminiamo per un'altra mezz'oretta, poi si ferma un'altra auto. A bordo ci sono i due signori a cui avevamo chiesto le informazioni. Ci fanno segno di salire e che ci fanno capire che ci accompagneranno loro. Ad un bivio svoltano imboccando una strada in terra battuta e ci portano fino a davanti al portone dell'azienda. Che gentili, ma altro che tre chilometri come ci avevano detto!! Qui conosciamo Sardar, il locale responsabile delle vendite. Parla solo turco, ma con l'aiuto di google translator riusciamo a comunicare. Ci dice che ci sarebbe venuto a prendere all'1 a Mavi Koy. Da parte nostra gli spieghiamo che ci faceva piacere fare due passi e che se vuole ci potrà riaccompagnare. Poi ci fa visitare il reparto dove vengono fatti  invecchiare i vini, alcuni in silos d'acciaio a temperatura costante altri in botti di rovere, e dove vengono imbottigliati. Ne degustiamo alcuni e alla fine decretiamo che il migliore e' un Cabernet Sauvignon Riserva. Sardar dice che non ci sbagliamo. Infatti è un vino che ha vinto diversi premi anche a livello internazionale. Anche qui, come a Suvla, compriamo una dozzina di bottiglie tra bianchi e rossi. I prezzi, rispetto al negozio di ieri, sono decisamente interessanti. Poi, prima di lasciare l'azienda scattiamo qualche fotografia dei vigneti che la circondano. La maggior parte sono esposti a meridione verso l'antistante isola di Pasalimani. Sardar, come promesso, ci accompagna alla barca, dove posiamo lo scatolone con le bottiglie, e poi nuovamente in paese. Tania cerca un Bayan Koufor, vale a dire una parrucchiere da donna, che purtroppo è chiuso. Per calmare l'appetito compriamo delle specie di focacce farcite e un paio di Efes rosse che consumiamo comodamente seduti su un paio di sedie sul lungomare. Nel giro di due minuti siamo circondati da tutti i cani del paese, randagi e non, scodinzolanti in attesa di un boccone. Poi prendiamo un caffè allo stesso bar di ieri mattina e qui, facendoci portare la tavola, facciamo un paio di partite a Back Gammon o Tawle come lo chiamano qui. Infine, verso sera, tornati in barca, dopo un parco inizio con una delicata crema di funghi terminiamo con un ben piu' sostanzioso "plateau" di formaggi accompagnati da una bottiglia di Cabernet Sauvignon Buyulubag del 2016. Alla faccia di chi ci vuol male!

(Giornale di bordo)  

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