CRONACA, LETTERARIA E NON, DELL'ANDAR PER MARE







giovedì 4 aprile 2019

Mavi Koy Marina (Avsa Adasi) - Asmalikoy (Marmara Adasi)



Lasciato l'ormeggio con l'immancabile nord-est a 20 nodi. Risaliamo verso Marmara Adasi. La corrente devia la prua della barca di una decina di gradi. C'è anche la solita fastidiosa onda ripida e corta che però diminuisce man mano che ci ridossiamo dietro l'isola. Lasciamo la cittadina di Marmara sulla sinistra. Da lontano si notano solo i condomini moderni che non fanno una bellissima impressione, anche si mi hanno detto che la parte vecchia del paese è carina. Noi costeggiamo in direzione est, passando davanti alla prua di una petroliera ferma in un'area che il portolano indica come zona d'ancoraggio. La costa dell'isola è verdeggiante e caratterizzata da ripidi dirupi a picco sul mare. C'è anche qualche baia che potrebbe offrire un buon ridosso dai venti settentrionali, ma la maggior parte di queste hanno fondali molto profondi. Percorse 11 miglia, alle 12.30 entriamo nel porticciolo di Asmalikoy. Vicino al fanale rosso d'ingresso c'è un anziano signore con uno Yorkshire al guinzaglio. Ci saluta. Noi ci avviciniamo al pontile del molo di sopraflutto.  Un pescatore che sta lavorando sulla propria barca ci aiuta con le cime. Ormeggiamo all'inglese. Mentre sto finendo di sistemare i traversini ci raggiunge il signore con lo Yorkshire. E' gioviale. Si chiama Umit ed è l'armatore del Beneteau 37 che è ormeggiato in cima alla banchina. Non parla ma capisce l'inglese. Ci dice di essere uno scrittore e che vive qui sulla sua barca. Con discrezione ci fa capire che di questi tempi preferisce restare lontano da Istanbul, dove ha vissuto per molti anni. Piu' tardi, curiosando su internet, scopriamo che è uno scrittore ben conosciuto in Turchia, che ha pubblicato diversi libri e che è sempre stato molto impegnato nel combattere la censura. Rispetto al disegno riportato sul portolano, il porto è stato leggermente ingrandito. In particolare sono stati allungati i due frangiflutti originari. Il che lo rende oggi particolarmente protetto anche dai venti meridionali. I frangiflutti sono in parte in pietra e in parte costituiti da lastroni di marmo. L'isola di Marmara, infatti, fin dall'antichità è sempre stata famosa per il suo marmo bianco, dal quale ha anche preso il nome. In un negozio di alimentari compriamo due Efes e qualche stuzzichino che sgranocchiamo seduti al sole su una panchina. Sul lungomare si affacciano alcune abitazioni tradizionali costruite in legno. Sono per lo più fatiscenti ed hanno l'aria di essere da tempo disabitate. Negli ultimi anni ne devono essere state abbattute alcune simili e al loro posto sono stati costruiti alcuni condomini impersonali. Almeno questa è l'impressione che abbiamo confrontando ciò che abbiamo davanti agli occhi con un paio di fotografie del paese scattate solo una decina di anni fa. Peccato. Un pezzo di storia e di bellezza architettonica che se ne sono andate. Facciamo due passi in paese. Tutte le persone che incontriamo ci salutano e ci fanno dei bei sorrisi. Una signora, quando gli diciamo che siamo italiani, ci vuole fare entrare in casa per offrirci qualcosa. Che ospitalità! Per raggiungere il paese via terra occorre percorre una ripida strada a tornanti. Lo capiamo vedendo scendere un paio di furgoni che riforniscono il negozio di alimentari e risalire, arrancando, il piccolo autobus del comune. All'ora della preghiera il richiamo del muezzin fa eco contro la parete rocciosa con alcuni pinnacoli che si innalza alle spalle di una parte del paese. La moschea è proprio sul lungomare e, sempre confrontando le foto di qualche anno fa, ultimamente deve essere stata ingrandita. Nel pomeriggio vediamo sbucare oltre la diga foranea l'albero di una barca a vela proveniente da est. Indietreggiamo un poco Habibti per farle spazio sul pontile. E' un Dufour 52 nuovo di pacca. Lo skipper accosta senza problemi, ma gli altri due membri dell'equipaggio nel momento di dare volta alle cime che Umit ed il sottoscritto gli ripassiamo si incasinano non poco. Poi aspettiamo il tramonto seduti in pozzetto e guardando da lontano i ritmi lenti del villaggio. Un paio di operai stanno tagliando l'erba delle aiuole, qualche pescatore aggiusta le reti, un gruppetto di vecchietti è seduto al bar e gioca a Tawle. Umit, tutto sommato, non deve stare male da queste parti. Prima che scenda il buio un impiegato del comune viene a chiederci il pagamento dell'ormeggio. Sono 50 lire turche, 8 euro e ci rilascia la ricevuta. Non lo abbiamo fatto, ma potevamo allacciarci alla colonnina dell'elettricità e utilizzare l'acqua gratuitamente. E' una cifra che paghiamo volentieri, non solo perchè è modesta, ma anche in quanto il porto è intrattenuto molto bene nella sua semplicità. Ceniamo a bordo e poichè domattina dovremo svegliarci presto alle 9 spegniamo la luce ed andiamo a dormire.

(Giornale di bordo)

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