La spiaggetta su cui avevano passeggiato non era lunga né sabbiosa abbastanza da avere un nome ufficiale. Avevano cominciato a chiamarla “la spiaggia” come se fosse davvero simile ad una spiaggia, come se fosse l’unica. Ogni volta che loro arrivavano, le beccacce di mare si separavano e arretravano. Ogni sera gli allarmisti uccelli marini si spaventavano. Bell e Sigh si soffermavano su una grande roccia a forma di panca sopra la linea di marea, tenendo d’occhio una scogliera che sporgeva nella baia e perpetuava un’onda costantemente increspata. Una foca grigia alzava il muso per controllarli. Da sotto la superficie dell’acqua, era in grado di fiutare cosa succedeva sulla riva. L’odore degli umani era più forte dei granchi morti, più forte dei liquami, più forte dei milioni di molecole di alghe marce che punteggiavano le secche come lentiggini. Giocavano a bingo con la foca, ciascuno cercava di essere il primo ad individuare il punto in cui sarebbe sbucata la prossima testa. Da poco lontano, le lentiggini scomparivano. Dal punto di vista del monte. I frangenti erano di un bianco irreale. Dal punto di vista del monte, i frangenti erano pennacchi, ossi di seppia, neve.
(Sara Baume, L’occhio della montagna)

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