CRONACA, LETTERARIA E NON, DELL'ANDAR PER MARE







mercoledì 6 dicembre 2023

Passione


Soffiava una brezza di terra. Il vento si rafforzava. Presto avrebbe soffiato più forte. Si era fatto giorno è presto il sole sarebbe divenuto cocente. Le rose sulle guance della sposa non sarebbero sbiadite. Il pallore di lui, invece, vinceva persino l’abbronzatura, quella che aveva fin da piccolo. Il vento si rafforzava. Non avevano pensato di metterci la zavorra. Chi avrebbe dovuto pensarci? Non gliene importava. Sigurantsas era sbronzo. Lo sposo non se ne intendeva di mare. Era un uomo di terra, lui, con i suoi campi e i suoi beni. Il vento soffiava sempre più forte. C’era il pericolo che capovolgesse con una raffica la barca priva di zavorra? Sarebbe bastata una raffica. Più un piccolo errore di Sigurantsas al timone, più una piccola distrazione di Ghiorghìs alla vela. Allora tutte le cose avrebbero galleggiato sul mare… Tutti sarebbero precipitati fra le onde. Lo sposo sarebbe calato a picco come piombo, era un uomo di terra, lui, e non conosceva il mare. Se Sigurantsas avesse deciso di salvare la vecchia Maruditsa, lui, Ghiorghìs, avrebbe salvato a nuoto Archondo: “Ti salverò io, mio corpo angelico”. Una raffica, bastava soltanto una piccola raffica. Ma poi perché ci voleva una raffica? Non bastava una manovra sbagliata di Sigurantsas? Non bastava una stretta alle vele? E questo non dipendeva da Ghiorghìs e da lui soltanto? Con la mano poteva forzare la vela e col piede poteva far uscire la chiavarda della barca. L’imbarcazione aveva un foro otturato dalla chiavarda, accanto alla carena. Era questo il piano di Ghirorghìs, che conservava ancora qualcosa delle sue inclinazioni infantili nella sua vita di marinaio e desiderava, proprio come i bambini affondano le loro barchette giocattolo, affondare spesso la sua barca, per saziarla di mare, e saziarsi a sua volta di nuoto. Con un calcio, ancor meno, con un colpetto di un dito del piede, poteva mandare all’altro mondo tre anime: marito, suocera e moglie… A meno di non voler salvare quest’ultima! Il capitano era goffo, ma in qualche modo se la sarebbe cavata nuotando. La riva distava soltanto mezzo miglio. Lo sposo sarebbe calato a picco con tutte le sue case… o meglio, senza le sue case, senza i campi e senza i beni. La vecchia Maruditsa… lei aveva fatto il suo tempo. Ormai la figlia l’aveva maritata, ormai era padrona di casa. Alla messa funebre ci avrebbe pensato lui… insieme ad Archondo. Avanti! Coraggio! Forza! No, non doveva affondare la barca togliendo il rapporto. Il mezzo non era degno di un galantuomo, era anzi spregevole! E non era neanche il più sicuro. Era capitato spesso che dei naufraghi si salvassero pur non sapendo nuotare. Mentre, d’altra parte, molti nuotatori provetti erano annegati perché la barca si era capovolta. Ecco quindi quello che bisognava fare. La barca non doveva affondarla: doveva capovolgerla! Sarebbe stato uno spettacolo dilettevole vedere Sigurantsas nuotare come una foca lontano da lui. Si sarebbe staccato dallo sposo, si sarebbe liberato della suocera e si sarebbe gettato in mare. La vecchia avrebbe fatto appena in tempo a segnarsi l’ultima volta, e la voce dell’agonia sarebbe stata soffocata negli abissi. Lui invece avrebbe preso Archondo per il braccio… per l’ascella… no, per la vita! E avrebbe galleggiato e nuotato con lei. Per una volta sarebbe diventato dolce l’amaro del mare salato! Filava, filava come un delfino, soffiava e spruzzava acqua come una balena, e portava avanti il braccio con i fendenti di un pesce spada. Nuotava col braccio destro e teneva stretta la ragazza col sinistro. In alto la testa, in alto, per farla respirare con la sua boccuccia rotonda… “Amore mio, non avere paura!”. A poco a poco, miglio dopo miglio, sarebbe andato avanti… Si sarebbe avvicinato alla terraferma, l’avrebbe raggiunta. “Ecco, anima mia, finalmente ci siamo!”. Il male era scongiurato: erano salvi! “ Hai la nausea, anima mia? Adesso è tutto a posto. È annegato qualcuno? No, perché tu sei salva”. E allora, estenuati, mezzo annegati, si sarebbero gettati sulla sabbia stillando acqua di mare. Come rinati e ribattezzati. Lui novello Adamo e lei nuova Eva, con le vesti zuppe di mare incollate alla pelle, peggio che nudi. Alla fine capovolse la barca? Fece annegare i passeggeri? È la ragazza la salvò? Non capovolse la barca, non li fece annegare. Mancò poco che lo facesse, ma questo “poco” mancò. Si fece il segno della croce di nascosto sopra il cuore, sotto la camicia. Si ricordò di dire tre volte “Signore Gesù Cristo”, come gli aveva insegnato sua madre, quando era piccolo, e da allora lo aveva dimenticato. “Se è questo quello che vuole, tanto peggio per lei. Vada pure a vivere con suo marito! Salute e gioia!”. Soffocò la passione, si impose di calmarsi, riprese il controllo di sé e pianse. E apparve un eroe dell’amore.

(Alexandros Papadiamandis, Sogno sull’onda)

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