CRONACA, LETTERARIA E NON, DELL'ANDAR PER MARE







martedì 9 aprile 2024

… - Roccella Ionica


Lascio dormire Tania fino all’1 di notte. Il mare è calmo e senza luna il buio è totale. Fa piuttosto freddo, ma soprattutto c’è molta umidità. Resto sottocoperta affacciandomi in pozzetto per controllare la situazione intorno a noi ogni 10-15 minuti. Ogni volta inserisco la sveglia nel caso in cui inavvertitamente mi addormentassi. Alla velocità con cui procediamo, in questo spazio temporale copriamo una distanza di 1 miglio e mezzo. Più che sufficiente per mantenere il controllo della situazione in totale sicurezza. Tanto più che intorno a noi continua a non esserci la minima luce. Purtroppo il radar continua a non funzionare. Di elettronica non ci capisco un granché, pertanto, una volta controllato che i cavi siano connessi e gli spinotti inseriti, preferisco non metterci le mani. Non essendoci vento continuiamo a procedere a motore. Alle 1 Tania mi da il cambio. Poiché l’aria è fredda e umida le suggerisco di adottare anche lei il sistema dei 10 minuti, ma mi dice che si sente più tranquilla di restare in pozzetto. Come è nostra abitudine mi tiene sempre informato di ogni novità che riscontra durante la navigazione notturna. Così mi sveglia una prima volta per segnalarmi che c’è una barca a vela che procede in senso contrario al nostro a qualche miglia di distanza. Oltre alla luce rossa di navigazione che si vede chiaramente sulla nostra sinistra, sul plotter vediamo il suo AIS. Alle 3 mi sveglia nuovamente, questa volta preoccupata, dicendomi che è da un po’ che teneva sotto controllo quello che le sembrava essere un fronte molto scuro davanti a noi. Invece siamo entrati in un banco di nebbia fittissimo. La situazione non è per nulla piacevole, soprattutto con il radar inutilizzabile. È vero che abbiamo l’AIS che segnala le grandi navi, ma il rischio, seppur remoto, di imbattersi in una barca a vela o di pescatori priva di questo sistema c’è sempre. Decido di spegnere il motore riducendo così la velocità a meno di due nodi. In questo modo percepiamo anche meglio gli eventuali rumori intorno a noi. L’ultima cosa che mi resta da fare è di utilizzare di tanto in tanto il corno da nebbia. Il suo suono si perde ogni volta nel silenzio ovattato che ci circonda. Non ci resta che incrociare le dita e sperare che Murphy non si accorga di noi. Purtroppo la nebbia si infittisce, tanto che per circa un’ora l’unica cosa che riusciamo a vedere intorno a noi è il riflesso delle luci di navigazione su uno strato nero e inconsistente. Lentamente le cose migliorano fino a quando, usciti dal banco, la visibilità ritorna accettabile. Il cielo, che vediamo nuovamente stellato sopra di noi, ci conforta. Accendo il motore e Tania scende a riposare. Il sorgere del sole, dopo una notte non proprio rilassante, solleva ulteriormente lo spirito. Verso le 9.30 si alza il vento da sud-ovest e finalmente possiamo progredire a vela. Poco prima di Roccella Ionica ci imbattiamo in un altro banco di nebbia, ma meno fitto di quello precedente. Inoltre, la luce del giorno rende l’effetto meno opprimente. Scopriremo che i locali chiamano questo fenomeno “la lupa di mare” o anche “caligo”. Si tratta di un fenomeno che è possibile osservare nelle zone costiere siciliane e calabresi nel periodo primaverile. Questa nebbia si origina quando una massa di aria calda e umida spinta da venti deboli scorre su una superficie marina caratterizzata da temperature relativamente fredde. Esattamente le condizioni in cui siamo incappati noi. Verso le 11.30 avvistiamo il Marina delle Grazie di Roccella Ionica. Chiamo sul canale 9 e chiedo indicazioni su come entrare in porto. Il suo ingresso, infatti, è noto per l’insabbiamento di cui è costantemente affetto. Le istruzioni del personale del Marina sono di tenersi a circa 200 metri di distanza dal molo di sopraflutto e poi di mantenere la rotta al centro del canale a bassa velocità. In alcuni punti la profondità rilevata è di 1.8 metri. Ormeggiamo all’inglese al distributore di carburante e facciamo il pieno. Poi ci spostiamo su uno dei finger. Come prima cosa andiamo a farci una doccia calda. I bagni del Marina non sono un granché, ma lasciar scorrere a lungo l’acqua calda sulle membra ancora intrise di umidità è una sensazione molto piacevole. Nell’ufficio del Marina facciamo la conoscenza di una coppia di Bergamo che ha deciso di fare qui un contratto annuale per la propria barca. Ci dicono che è uno dei pochi marina in Italia i cui prezzi sono rimasti accettabili. Ne sono convinto, visto quanto pagheremo noi a Punta Ala per i prossimi 12 mesi, ma è anche vero che questo punto della costa calabrese è veramente in mezzo al nulla. Nel tardo pomeriggio raggiungiamo a piedi l’abitato di Roccella Ionica che dista qualche chilometro dal Marina. Compriamo qualche prodotto locale e poi ceniamo “da Checco”, un ristorante che fa anche una buonissima “pizza al metro”. Sempre a piedi rientriamo in barca. Siamo veramente stanchi, ma domattina potremo dormire e prendercela comoda. È previsto l’arrivo di una perturbazione da sud-ovest con venti molto forti e noi ci fermeremo qui per un giorno.

(Giornale di bordo)

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