Il vento durante la notte si è calmato. Al risveglio il cielo era carico di nuvole nere e già verso le 9 ecco arrivare le prime gocce di pioggia. L’acqua è continuata a scendere per buona parte della giornata. Anche la visibilità, ad un certo punto, è diventata davvero poca. Il tempo di terminare di leggere le ultime 150 pagine di “Il cerchio dei giorni”, l’ultimo libro di Ken Follet. Con un tempo simile, l’altra cosa che resta da fare è quella di mettersi ai fornelli. E così, per pranzo, ho preparato delle alici con aglio, peperoncino, origano e una spruzzatina di limone migliorando la ricetta provata per la prima volta qualche giorno fa. L’acqua intorno a noi pare un lago. Solo nel pomeriggio il tempo è migliorato un po’. Il nostro vicino è sceso a terra con il tender. Noi al momento siamo ancora abbondantemente “autarchici” e quindi nessuna necessità di scendere a terra. Tanto più che in questo posto ci eravamo passati alcuni giorni fa ed è tutto chiuso. In lontananza vediamo le vele di quelli del CVC andare avanti ed indietro davanti a Porto Palma, poche miglia più a nord. È poi il turno dei cruciverba. Detto così potrebbe sembrare che vivere in questo modo ci si annoi terribilmente. Invece noi stiamo alla grande. Assaporiamo questo dolce far niente, questo privilegio di non avere tempistiche o impegni da rispettare. Scende il buio. L’aria rinfresca e noi per non farci mancare niente accendiamo il riscaldamento. Giusto il tempo di addolcire un po’ l’ambiente. Trascorriamo il resto della serata in compagnia di un libro dell’amico Roberto Soldatini. Io leggo a voce alta e poi con Tania si commenta. Infine, proprio come le galline, ce ne andiamo a dormire.
(Giornale di bordo)

 
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