CRONACA, LETTERARIA E NON, DELL'ANDAR PER MARE







mercoledì 26 maggio 2010

La misura del tempo


Aschenbach si copri' la fronte con la mano e chiuse gli occhi che gli bruciavano perche aveva dormito troppo poco. Aveva l'impressione di qualcosa di totalmente inconsueto, che avesse inizio una trasognata estraneazione, una strana deformazione del mondo che forse avrebbe avuto termine se lui velava per un po' la sua vista e poi si guardava intorno di nuovo. Ma nello stesso momento lo colse la sensazione del galleggiamento e alzando gli occhi con un irragionevole spavento si accorse che il pesante oscuro corpo della nave si staccava lentamente dal molo. A poco a poco, sotto la spinta degli stantuffi delle macchine, la striscia d'acqua sudicia e iridescente tra la banchina e la fiancata della nave si allargo' e dopo lente manovre il vapore rivolse la prora verso il mare aperto.
L'orizzonte era tutto spalancato. Sotto la cupola fosca del cielo tutt'intorno si stendeva la sterminata superficie del mare deserto. Ma nello spazio vuoto, disarticolato, manca ai nostri sensi la misura del tempo e noi indugiamo nello smisurato.
(Thomas Mann, Morte a Venezia)

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