Sulla riva del mare
deserto notturno,
sta un uomo. L'eterno fanciullo
dal petto ricolmo d'ambascia,
dal cuore gravato di dubbi,
con lugubre voce,
interroga i flutti cosi':
"O flutti, scioglietemi voi
l'enigma crudele antichissimo,
che nomasi Vita;
l'enigma pe'l quale, da secoli,
invano il cervello si cruciano
dei tristi mortali,
le tempie recinte di mitrie
istoriate, di nere
berrette, turbanti e parrucche:
l'enigma, sul quale,
grondando sudore, si curvano
a mille, da secoli, ansiose
le fronti mortali!
O flutti, svelatemi voi
l'essenza dell'uomo!
Onde viene? A quale meta s'affanna?
O flutti, chi popola i mondi
che brillano d'oro nel cielo?"
Il mare bisbiglia
la sua sempiterna canzone;
fischia il vento; le nuvole corrono;
inesorabili e fredde,
le stelle sull'arco del cielo
risplendono; e un folle
attende il responso del mare.
(Heinrich Heine, Poesie)
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