CRONACA, LETTERARIA E NON, DELL'ANDAR PER MARE







giovedì 20 maggio 2010

Uomini di mare


Non voglio ora discriminare tutta quella parte di umanita' che per le circostanze di vita o per occasioni mancate, ha eluso dall'esistenza il suo rapporto con il mare. Il mare e' innanzitutto uno stato d'animo, un'inclinazione emotiva, una vocazione congenita alla propria natura.
Si puo' essere uomini (o donne) di mare anche restando una vita intera sulla terra, poiche' l'esperienza reale e' a volte piu' debole e meno avventurosa di un anelito interiore e di tutto cio' che esso puo' determinare nella vita solo pensata e immaginata.
Chi sono dunque gli uomini di mare? Ne ho incontrato qualcuno nel corso degli anni, piu' sui libri o nei sogni, a dire il vero, che sulle banchine di un porto; ma mettendo insieme i pezzi degli uni e i frammenti degli altri, mi sono fatta un'idea di cosa intendo quando penso ad un uomo di mare.
Penso ad un essere che nel volto esprime bellezza e tormento; penso ad una voce capace di note profonde come di smisurati silenzi; penso ad una disposizione del vivere che, come direbbe Benedetto Croce, sia "l'unione del tumulto e della calma, dell'impulso passionale e della mente". Penso, tuttavia, ad un essere in qualche modo eletto, la cui anima sia solcata dalla scia di un'eterna ribellione, da un moto di vitale tensione.
E immagino anche che un uomo di mare navighi tra i suoi giorni e le sue notti cercando approdo nell'arcipelago dei sentimenti estremi e contrapposti, e sfugga sempre agli ancoraggi definitivi e irrevocabili.
Gli uomini di mare a cui penso hanno dentro di se' cieli azzurri e tersi sopra mari in burrasca; cercano lagune radiose tra le scogliere battute dal vento, riescono a costruire castelli di sabbia su una riva saccheggiata dalle onde dell'oceano. Vivono insomma in quella selvaggia sponda della vita dove l'istinto e la ragione si combattono in un abbraccio inestricabile. Gli uomini di mare che vorrei incontrare hanno nei pensieri il respiro degli spazi sterminati, la perturbabilita' delle emozioni, l'impeto di un'onda e la sua stessa resa.
Agli uomini di mare vorrei che il mare stesso avesse detto che quella solare superficie non e' che l'altra faccia della sua profondita' e che la calma di vento segue alla tempesta. Vorrei che dicesse loro, di come ogni ombra disegni l'esatto profilo del sole, cosi' come ogni bagliore di felicita' sia l'emersione dal sottofondo di un dolore.
Negli uomini di mare, le rare volte che li incontri, incroci quello sguardo impenetrabile di chi negli occhi riflette sempre un punto di fuga piu' lontano: e' uno sguardo benevolo e fuggente; in quegli occhi, a guardare bene, vibra la luce di una cieca infatuazione per la liberta'.
Gli uomini di mare che ho letto e visto hanno sempre qualcosa di tutto cio' che ho scritto: li attraversa una corrente, li lambisce un'illusione, li tiene in vita un orizzonte. Nessuno di essi ha l'animo legato ad un ormeggio, il cuore fermo in porto e una rotta gia' scritta sulla carta. Per tutti loro il mare, mi e' sembrato di capire, e' la terra di una vita promessa, e' il ricordo di una liberta' negata, il risveglio di una liberta' sognata. O, piu' semplicemente, l'aspirazione ad una vita che viva sopra le righe, sopra le onde, sopra le ore e i giorni.
(Valeria Serra, Le parole del mare)

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